Passista vs scalatore: quanto conta il peso in salita?

Passista vs scalatore, ovvero quanto conta il peso su una salita lunga e quanta fatica in più deve fare un passista pesante per reggere il passo di uno scalatore?

La prestazione di Filippo Ganna sulla lunga salita di Jebel Jais all’UAE Tour ha entusiasmato molti appassionati ed è stata straordinaria in termini di valori di potenza assoluta.
Allo stesso tempo, però, avere dei numeri concreti su cui ragionare ci ha dato la possibilità di approfondire una tematica sempre interessante, specie nell’ottica delle grandi corse a tappe: quanto conta il peso in salita e quanta fatica in più deve fare un passista pesante come Ganna rispetto ad uno scalatore leggero?

Ci sarebbe piaciuto fare un confronto diretto tra Poga?ar, vincitore di tappa, e Ganna, ma lo sloveno non ha condiviso i dati di potenza. Così abbiamo preso come riferimento Jan Hirt, nome meno famoso, ma funzionale per il nostro confronto, visto che è arrivato con il gruppetto dei migliori e ha un peso dichiarato di 62 chili.

E’ chiaro che le considerazioni non possono basarsi sui soli watt e che le variabili in gioco sono molteplici, ma partire dai numeri è indispensabile…

Partiamo dai numeri

Ganna in questo momento pesa 87 kg (lo ha rivelato in un post su Instagram).
Hirt ha un peso dichiarato di circa 62 kg, ovvero 25 kg in meno.

Visto che i due sono arrivati al traguardo praticamente con lo stesso tempo, per capire quanta differenza c’è tra un corridore pesante ed uno leggero basterà osservare i watt medi erogati nel corso dell’ultima salita.

Ganna ha coperto i 40:45” del segmento Strava a 459 watt, Hirt a 333 watt.
Ovvero 126 watt di differenza per salire alla stessa velocità.

Per precisione occorre sottolineare che su una salita percorsa a 28 km/h di media i valori di potenza possono essere influenzati dalle dinamiche di corsa e dalle scie, ma prendiamo grossolanamente per buoni questi dati.

 

Non tutte le salite sono uguali

Un corridore pesante necessita di più watt sia perché ha un impatto aerodinamico maggiore, sia per superare l’attrazione verso il basso generata dalla forza di gravità.
E’ chiaro che tanto più la salita è ripida, tanto più il peso diventa penalizzante, mentre con il calare della velocità l’aerodinamica perde importanza.
Insomma, su una salita al 5% di pendenza media un passista pesante sarà meno penalizzato che su pendenze più arcigne.
La prestazione di Ganna all’UAE Tour, dunque, deve essere valutata anche sulla base di queste considerazioni. Rimane straordinaria, ma non deve creare false speranze.

Tanto per far capire come cambiano le cose al crescere della pendenza, abbiamo analizzato un breve segmento più impegnativo della salita finale, con una pendenza media dell’8,5%.
Il tratto è fin troppo corto per essere davvero indicativo, ma ci fornisce comunque informazioni significative. Il delta di potenza media tra i due sale a 157 watt, sempre da prendere con le molle in virtù delle dinamiche di gara.

 

Dispendio energetico e percorso

Oltre ai meri watt, che dicono molto ma non tutto, l’altro parametro da analizzare in questo confronto passista vs scalatore è quello del dispendio energetico.
Il rapporto peso/potenza è stato lo stesso, ma Ganna nel corso della salita finale ha dovuto esprimere molti più watt di un corridore leggero come Hirt e questo si tramuta in un maggior dispendio di energie.

Per calcolare il consumo calorico complessivo si deve moltiplicare il valore dei Kjoule (unità di misura che indica il dispendio energetico di tipo meccanico) per il coefficiente 1,1.
Si tratta di una stima perché non tutti gli atleti hanno la stessa efficienza energetica, ma il valore è comunque attendibile.

Come vedete nelle due immagini in basso, per coprire l’intera tappa Ganna ha generato 4.242 Kj, Hirt 3.061 Kj.
Dunque:
4.242×1,1=4.666Kcal
3.061×1,1=3.367Kcal

Visto che Ganna per affrontare una salita alla stessa velocità di Hirt deve esprimere più watt, la differenza tra i due sarebbe stata ancora più alta se lungo il percorso avessero trovato altre salite.
E proprio qui sta il nocciolo del problema, soprattutto in chiave Grande Giri.

Semplificando molto i concetti, se in una tappa prevalentemente pianeggiante, con una salita finale non dura, un corridore pesante può provare a limitare i danni, è molto più difficile farlo in un tappone di montagna, in cui si susseguono molteplici grandi salite.

In questo secondo caso, infatti, un corridore pesante dovrà esprimere molti più watt rispetto ad uno molto leggero e questo richiederà un maggiore dispendio energetico, che alla lunga si farà sentire.

Pur con le dovute differenze tra un corridore e l’altro, il concetto del dispendio energetico aiuta a spiegare il diverso modo di interpretare le salite lunghe da parte dei passisti e degli scalatori. Accelerare repentinamente è più faticoso (richiede più energia) per un corridore pesante rispetto ad uno leggero, ecco perché il passista preferirà sempre salire regolare, mentre lo scalatore può permettersi un numero maggiore di scatti.

Ovviamente, le posizioni si invertono in pianura, perché lo scalatore non avrà più dalla sua parte il vantaggio del peso e si troverà per lungo tempo a lavorare a potenze assolute per lui massimali. Con la possibilità, però, di nascondersi nella pancia del gruppo e sfruttare la scia (ad eccezione delle tappe a crono).

In soldoni, queste considerazioni servono a capire perché i corridori da corse a tappe sono così attenti al peso e perché, tra gli ultimi vincitori di Grandi Giri non troviamo più corridori pesanti. Un tempo accadeva più di frequente (basti pensare a Indurain), ma su percorsi molto diversi, con meno salite ripide e tantissimi chilometri a crono.
Sui percorsi moderni anche un mostro sacro come Miguelon avrebbe fatto fatica a primeggiare…

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