Running e osteopatia: può migliorare la tecnica di corsa?

Il ruolo dell’osteopata, in ambito sportivo, ormai già da diverso tempo è diventato fondamentale. Ma a cosa si deve tutto ciò? Lo abbiamo chiesto a Mattia Roppolo, osteopata, chinesiologo e preparatore atletico con un passato da ottimo corridore, soprattutto nelle categorie giovanile dove ha avuto modo di vestire la maglia azzurra: “Il trattamento manipolativo osteopatico ha dimostrato la sua efficacia nella gestione e nella prevenzione degli infortuni legati allo sport, che siano essi di natura acuta o derivanti dalla cronicizzazione di micro-traumatismi e movimenti ripetuti, i cosiddetti e tanto temuti “overuse injury” ( Yang et all, 2012)”.

Manipolazioni osteopatiche e corsa —

Tuttavia, l’osteopatia viene considerata quasi esclusivamente in chiave riabilitativa o preventiva. In realtà, però, esiste un altro approccio che, sebbene risulti ancora poco esplorato, è sicuramente quello più proficuo in termini di miglioramento delle prestazioni. Le manipolazioni osteopatiche, infatti, concorrono attivamente ad un miglioramento di alcuni aspetti della biomeccanica della corsa: “Il ruolo della biomeccanica nel running è sempre più importante. Questo perché chi ha una buona “tecnica di corsa” (o in termini più specifici un buon adattamento biomeccanico al gesto specifico) sarà in grado di: 1) ottenere una migliore performance, dovuta ad una riduzione del costo energetico di corsa e 2) ridurre il rischio infortuni, grazie ad una migliore gestione degli impatti sul terreno e di distribuzione delle forze prodotte durante la corsa”.

Ma cerchiamo di capire meglio in che senso l’osteopatia può contribuire ad un “adattamento biomeccanico del gesto specifico”?

“Il trattamento osteopatico – come ci spiega Mattia Roppolo – se rivolto al miglioramento della biomeccanica e quindi del gesto tecnico si distacca dai concetti tipici del trattamento in termini di recupero o prevenzione degli infortuni. Perché in questo caso, l’osteopata non si porrà l’obiettivo di risolvere o evitare l’insorgenza di un problema o di una infiammazione, ma partirà dalla valutazione specifica del gesto tecnico della corsa, individuandone le eventuali limitazioni o vincoli di natura strutturale o mio-fasciale e svilupperà il suo intervento per modificare o migliorare tali aspetti. L’obiettivo principale è dunque quello di rendere il gesto più “fluido” e l’atleta maggiormente pronto nella gestione degli impatti con il terreno. In questo senso, il trattamento manipolativo osteopatico agisce direttamente su alcune componenti fondamentali nella gestione biomeccanica di corsa. I
trattamenti orientati direttamente alla mobilità articolare, alla riduzione delle retrazioni muscolari, al bilanciamento delle tensioni mio-fasciali e all’equilibrio dei sistemi di gestione e controllo posturale sono solo alcune delle vie con cui l’osteopatia può interagire direttamente con il controllo biomeccanico nel running. Tutti questi aspetti vengono poi mediati attraverso un riadattamento e fine controllo del sistema neuro-motorio, vero attore della ‘tecnica di corsa’”.

 

Osteopatia e tecnica di corsa —

Ma concretamente per intervenire sulla tecnica di corsa del corridore, su quali aspetti si deve lavorare e in che modo con l’osteopatia? “I parametri che abbiamo preso in considerazione sono la forza di impatto del piede a terra (espressa in accelerazioni di gravità), la cadenza (numero di passi al minuto), il tempo di appoggio dei piedi a terra (espresso in millisecondi) e l’angolo di pronazione del piede a terra (intesa come angolo di pronazione nella massima fase di carico). Tutti questi parametri indicano la capacità di pre-attivazione o di prontezza con cui l’atleta arriva ad appoggiare il piede a terra nelle fasi di carico e spinta. I dati sono stati rilevati con appositi sensori applicati alle scarpe dell’atleta durante alcune specifiche prove su treadmill: vengono cioè raccolti con sensori isoinerziali con accelerometri triassiali, i quali consentono di misurare di continuo gli angoli e le accelerazioni dei piedi. Questi parametri sono aspetti legati all’efficienza del passo e più saranno ottimizzati, migliore sarà la biomeccanica di corsa; tutto ciò si tradurrà in una performance migliore a parità di dispendio energetico e di forma. Durante i due mesi di osservazione, abbiamo riscontrato come attraverso una serie di trattamenti mirati e specifici si osservi un miglioramento dei parametri studiati. Infatti, tramite l’analisi dei dati dei sensori sono emersi miglioramenti in termini di:
– cadenza, ovvero il numero di passi al minuto, che è aumentato a parità di velocità/km;
– tempo di contatto del piede a terra, che si è ridotto, garantendo quindi un appoggio più rapido e stabile;
– impatto a terra, ovvero la forza prodotta dal carico del piede sul terreno, che si è ridotto;
– angolo di pronazione, che si è sensibilmente ridotto. Durante la fase di corsa vi è un momento in cui il piede, in posizione di flessione dorsale, deve pre-attivarsi prima di toccare il suolo. Tanto più sarà rapida la pre-attivazione tanto maggiore sarà la spinta del piede in avanzamento. Questo aspetto determina l’ampiezza dell’angolo di pronazione che sarà minore quando la pre-attivazione del piede sarà più efficiente.”

In conclusione, se dovessimo fare un bilancio, vediamo quali sono nel dettaglio i benefici di cui può godere il runner che si sottopone a dei trattamenti osteopatici: “L’insieme di questi risultati fa emergere la migliore capacità biomeccanica nelle fasi di preparazione e gestione dell’impatto del piede a terra. In particolare, la migliore pre-attivazione e la maggiore stabilità consentono tempi più rapidi di appoggio e al contempo minore carico a livello di impatto. Questi risultati sono fondamentali sia per l’atleta che deve cercare ogni vantaggio marginale per poter ottenere la migliore performance possibile, sia per l’amatore che mira ad una corsa più efficiente riducendo al minimo il rischio di infortuni.”

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