ANSIA CRONICA…seconda parte

di SUSANNABENASSI Intervista al Dr. Gaspare Costa Psicologo/Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale 
 
 

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato tende a Cronicizzarsi… Perché?
Esistono diversi meccanismi in grado di spiegare, in termini cognitivi, la cronicizzazione dell'ansia.L'attenzione selettiva, ovvero la tendenza a "selezionare" stimoli interpretati come pericolosi risulta uno dei meccanismi più comuni assieme ad altre distorsioni cognitive ( sovrastima della minaccia,  ragionamento dicotomico etc.).Nel disturbo d’ansia cronica è  comune la presenza di una distorsione cognitiva chiamata "affect as information", o "ragionamento emozionale" che consiste nell’assumere l’emozione come informativa sullo stato del mondo.
 
Cosa significa "assumere l'emozione come informativa sullo stato del mondo"?
 
Per essere più chiari…l’individuo può inferire lo stato delle cose dall’emozione che sta provando come se si dicesse: “ se mi sento ansioso e preoccupato allora vuol dire che c’è davvero un pericolo” questo tipo di ragionamento può dunque funzionare come un dato che orienta e conferma le valutazioni negative dell’individuo affetto dal disturbo d’ansia. Altre cause di mantenimento concernono la natura stessa delle preoccupazioni e rimuginazioni legate all’ansia. 
 
Perché nel' ansia cronica e così diffusa la ruminazione? Che funzioni ha?
 
Le preoccupazioni ed il rimugino hanno tutta una serie di funzioni  che, a lungo termine, contribuiscono a cronicizzare il problema
Spesso i soggetti affetti dal Disturbo d’Ansia Generalizzato valutano le proprie preoccupazioni e rimuginazioni  sia in termini positivi che negativi,ossia, almeno in una prima fase, la persona valuta positivamente le proprie preoccupazioni, poiché vengono considerati funzionali rispetto alla risoluzione di un problema o alla prevenzione di una situazione problematica. In altri termini, preoccuparsi vuol dire “mettere le mani avanti”, non trovarsi impreparati o colti di sorpresa dinnanzi all’eventualità temuta.Inoltre, le rimuginazioni spesso assumono un significato quasi scaramantico, una specie di rituale che esorcizza il pericolo temuto tenendolo lontano (ad esempio, una persona eccessivamente preoccupata di perdere il lavoro potrebbe pensare che smettendo di preoccuparsi rischia di ritrovarsi disoccupata). Un'altra funzione della ruminazione e' quella di fare da scudo emozionale rispetto ad emozioni negative.
Questa disamina  sulle funzioni delle preoccupazioni e delle rimuginazioni nel Disturbo d’Ansia Generalizzato ci aiuta a capire come, nella fase iniziale del disturbo, il soggetto le ricerca volontariamente. 
 
In seguito, invece, il modo di rapportarsi allo stato ansioso, cambia?
Successivamente, quando la frequenza delle rimuginazioni diventa “eccessiva” e l’ansia insostenibile, il soggetto inizia  a valutare negativamente le proprie preoccupazioni e l’ansia, poiché teme di non riuscire più a controllarle. S' innesca, quindi, quello che in termini cognitivi viene descritto come il “problema secondario”, ovvero il problema di avere un problema, che nasce dalla valutazione negativa che il soggetto da rispetto agli effetti del primo problema. 
 
Può spiegarci meglio il concetto?
Nel Disturbo d’Ansia Generalizzato il problema secondario si traduce  con il fatto che il soggetto si preoccupa di essere sempre preoccupato. Questa valutazione, oltre ad aggravare l’ansia, può portare la persona a pensare di non essere normale,che la sua vita peggiorerà a seguito dell’ansia e delle continue preoccupazioni.  A seguito di queste valutazioni, le preoccupazioni e le rimuginazioni vengono vissute dal soggetto con sofferenza, intrusive e problematiche. Questo quadro è aggravato dai tentativi della persona  di ridurre l’ansia e le preoccupazioni attraverso strategie comportamentali inadeguate (tentativi di controllare i propri pensieri, richieste di rassicurazioni, evitamenti e distrazioni) che contribuiscono a mantenere ed aggravare il problema.
 
Come si cura il Disturbo d’Ansia Generalizzato?
 
La psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata particolarmente efficace rispetto alla cura dei disturbi d’ansia  da sola o integrata all'approccio farmacologico. L'approccio  combinato psicoterapia cognitiva e trattamento farmacologico  si è rivelato molto efficace quando, ad esempio, l’ansia è talmente intensa da non consentire al paziente di affrontare una psicoterapia o come strategia per ridurre il rischio di dipendenza da benzodiazepine oppure nel caso, abbastanza frequente, in cui al disturbo d'ansia si  associa un disturbo depressivo. 
 
Come si concretizza la terapia cognitiva comportamentale nella cura di questo disturbo?
 
L'approccio della psicoterapia cognitivo comportamentale al DAG si concretizza con la messa in atto di tutta una serie di strategie finalizzate a demolire le "credenze" disfunzionali che sono all'origine del problema. In questa prospettiva l'approccio si serve della  psicoeducazione  attraverso la quale viene illustrato al paziente come i propri assunti  relativi al significato attribuito alle preoccupazioni  possa avere un ruolo nella genesi e nel mantenimento del problema. L'Individuazione delle credenze errate relative all’ansia e alla preoccupazione ( significato attribuito) e messa in discussione delle stesse costituisce un altro obiettivo della terapia  così come l'acquisizione di  competenze e tecniche  finalizzate a migliorare la gestione dell'ansia ( tecniche di rilassamento e defusion). Recentemente, sono stati sviluppati dei protocolli la cui efficacia e sostenuta da numerosi studi scientifici, che utilizzano strategie di Acceptance e  Mindfulness la cui finalità e quella di aumentare la capacità di gestire i contenuti mentali sgradevoli. 
 
Quanto e' diffuso questo disturbo? Sono più colpiti gli uomini o le donne?
Si calcola che nella  popolazione generale la prevalenza di questo disturbo e' valutabile nell'ordine del 3%-5%; le donne, rispetto agli uomini, hanno una maggior probabilità di soffrire di GAD: il rapporto uomini donne e di circa 1: 2, ovvero il doppio.
 

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