INQUIETANTE, ASSILLANTE, SPESSO VIOLENTA,PRESENZA :LO STALKER

di SUSANNA BENASSI La cronaca e' piena di fatti legati allo Stalking,  o “sindrome del molestatore assillante”, che si concretizza nella messa in atto di comportamenti ostili, insistenti e intrusivi  (come ad es. telefonate, invio di sms, e-mail, lettere, regali  etc.) finalizzati a perseguire la propria vittima. Spesso a questi si sommano atteggiamenti ancora più forzatamente oppressivi come le minacce, le aggressioni, i pedinamenti che generano nella persona oggetto di Stalking uno stato di forte pressione psicologica.Per capire meglio chi si nasconde dietro la figura dello Stalker , ne parliamo con il Dr. Gaspare Costa Psicologo/Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

 

 

Innanzi tutto, una curiosità …qual'e' il significato del termine "stalking "? Il termine Stalking e' utilizzato nella cultura anglosassone per indicare le strategie del cacciatore che bracca la preda e ben si presta a rappresentare i comportamenti di appostamento, pedinamento, raccolta d’informazioni e controllo che lo Stalker mette in atto nei confronti della propria vittima.

In cosa si caratterizzano i comportamenti “predatori” dello Stalker? In effetti, nonostante siano state individuate diverse tipologie di Stalkers, sembra che queste caratteristiche “predatorie” siano tipiche del molestatore assillante.Si possono infatti individuare due tipi di comportamenti che contraddistinguono lo Stalking (Mullen P. E. & al., 2000): le comunicazioni intrusive e i comportamenti di controllo:

Cosa sono i comportamenti intrusivi? I comportamenti intrusivi sono forme di “comunicazione” attraverso le quali lo Stalker cerca di trasmettere alla vittima il proprio stato emotivo, i propri affetti, bisogni, desideri, intenzioni, stati d’animo. Queste manifestazioni emotive possono risultare ambivalenti, spesso contraddittorie,  potendo oscillare tra sentimenti diametralmente opposti come amore, rancore, odio, vendetta e rabbia. A tale scopo il molestatore perseguita la vittima inondandola di telefonate, lettere, messaggi, sms, e-mail, regali e altri strumenti idonei allo scopo.

I comportamenti di controllo, invece? I comportamenti di controllo consistono in tutte quelle strategie finalizzate a “monitorare” costantemente la vittima; rientrano in tale tipologia i pedinamenti, gli appostamenti, la sorveglianza sotto casa, le “visite” nel luogo di lavoro, le minacce, le aggressioni fino ai casi più gravi di  tentato omicidio o omicidio. In genere le due tipologie di comportamento (intrusiva e di controllo) viaggiano su binari paralleli e di norma vengono entrambe utilizzate (in successione o a fasi alternate) dal molestatore.

Qual'e' lo scopo di questi comportamenti? Cosa vuole il molestatore? In genere,  la funzione di questi comportamenti è quella di convincere la vittima dell’assoluta importanza che riveste per il benessere del molestatore, ovvero che quest’ultimo è disposto a tutto. Spesso, lo Stalker drammatizza i toni:“non posso vivere senza te”, fino ad arrivare a palesi minacce di suicido o altri comportamenti distruttivi finalizzati a demolire la resistenza della vittima. Lo scopo di questi comportamenti è quello di instaurare o riprendere una relazione con la vittima, in altri casi, lo Stalker può desiderare che la vittima interrompa una relazione con un'altra persona

Che tipo di personalità ha il molestatore? Recentemente,  la ricerca criminologica e psicopatologica si è posta l’obiettivo di delineare il profilo tipico dello Stalker, dei tratti di personalità o degli aspetti psicopatologici che, in qualche modo, potessero dare un marchio e  una “prevedibilità” al molestatore; di fatto appare impresa alquanto difficile delineare un profilo unico cosi come appare azzardato includere in una o poche categorie diagnostiche gli eventuali aspetti psicopatologici che caratterizzano lo Stalker.

Quindi, non esiste un'unica tipologia di Stalker? No. L’operazione di creare un profilo unico dello Stalker e complicata da diversi aspetti; innanzitutto non è affatto scontato che tutti gli Stalkers siano  affetti da una qualche forma di disturbo psichico, a fronte di casi palesi come avviene nel “delirio erotomane”(vedi Disturbo Delirante) esistono molestatori in cui non si constata una vero e proprio quadro psicopatologico o l’uso (abuso) di sostanze come la cocaina o l’alcol in grado di innescarlo. Lo Stalking è un fenomeno complesso ed eterogeneo poiché lo stesso comportamento può essere innescato da motivazioni diverse che solo l’attenta analisi del caso specifico può decifrare. L’aspetto motivazionale, ovvero l’attenta analisi dei bisogni e dei desideri che stimolano il comportamento molesto, ha consentito di individuare cinque tipologie di Stalkers (Mullen et al., 1999): “il risentito”, “il bisognoso di affetto”,”il corteggiatore incompetente”,”il respinto” ed il “predatore”.

Ci può descrivere nel dettaglio le varie tipologie di Stalker? La tipologia del “risentito”. All’interno di questa categoria rientrano i molestatori il cui comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi poiché ritengono di aver subito un danno; in sostanza, lo stalker che rientra in questa tipologia ritiene di essere stata la prima vittima ragion per cui si sente autorizzato a contraccambiare l’offesa. I molestatori che rientrano in questa categoria sono particolarmente pericolosi poiché si sentono “autorizzati” a far del male alla vittima, non di rado metto in atto vere e proprie aggressioni  fino a spingersi all’omicidio.

La tipologia del “bisognoso di affetto”. All’interno di questa tipologia rientrano i molestatori il cui comportamento è innescato dal desiderio di instaurare una relazione d’amore o di amicizia di cui son convinti di aver un gran bisogno. Spesso la vittima è scelta casualmente in base alle caratteristiche che lo Stalker ritiene necessarie per lenire il suo bisogno d’amore. Il rifiuto della vittima di stabilire una relazione viene negato e reinterpretato come momentanea difficoltà della stessa a lasciarsi andare a ciò che veramente desidera (ovvero la relazione con lo Stalker); rientrano in questa categoria i molestatori che sviluppano un “delirio erotomane”.·     

La tipologia del “corteggiatore incompetente”.Rientrano in questa categoria i molestatori il comportamento è spiegato dalle loro scarse capacità sociali; lo Stalker che rientra in questa tipologia è un pessimo corteggiatore e di solito manifesta il desiderio di relazione con comportamenti rozzi, ripetitivi, insistenti, fastidiosi, espliciti. Questo tipo di molestatore di solito non si fissa per lungo tempo su una persona specifica ma tende a reiterare gli stessi schemi disadattavi con persone diverse.

La tipologia del “respinto”.  I molestatori che rientrano in questa categoria mettono in atto il comportamento di Stalking come conseguenza di un rifiuto, perche sono  stati lasciati; abitualmente questo tipo di molestatore oscilla tra il desiderio di ricongiungimento e quello di vendetta per la ferita narcisistica subita. In genere presentano comportamenti insistenti e di lunga durata poiché il controllo sulla vittima, di solito l’ex, gli garantisce, seppure in una forma patologica, di tenere in vita la relazione attraverso il controllo. Appare evidente che il comportamento di Stalking è fortemente correlato allo stile di attaccamento disfunzionale che crea una sorta di dipendenza dall’oggetto amato. La perdita dell’oggetto amato è considerato da questi individui come una condizione insopportabile, una sorta di disintegrazione del Sé che li costringe a mettere in atto qualsiasi comportamento, anche criminale, pur di non rischiare di perderlo.

La tipologia del" predatore”.Rientrano in questa categoria i molestatori il cui comportamento è motivato dal desiderio di avere rapporti sessuali con la vittima. La logica perversa che motiva questo tipo di molestatore e spiegata dal fatto che i propri comportamenti, inducendo uno stato di paura e impotenza nella vittima, non fanno altro che esaltarne il potere e l’eccitazione.

Riguardo alla vittima? Esiste un profilo ben delineato? Il profilo della vittima, cosi come quello dello Stalker, non può essere definito in maniera assoluta vista la complessità e l’eterogeneità del fenomeno,tuttavia, studi recenti affermano che la maggioranza delle vittime sono donne tra i 18 e i 24 anni anche se per alcune tipologie di Stalking (“il risentito” ed il “respinto”) la fascia più colpita sembra essere  quella delle donne tra i 35 e i 45 anni, ovvero donne che hanno già avuto relazioni, magari durate molti anni, con chi adesso li molesta.

Ci sono categorie più esposte? Nonostante la trasversalità del fenomeno sembra però che chi attua una professione di aiuto (medici, psicologi, infermieri) incorre in un rischio maggiore di divenire vittima di stalking; sembra intuitivo pensare che chi, per lavoro, “raccoglie” i bisogni e i desideri più intimi possa, con più facilita, essere investito di affetto e aspettative non realistiche che possono degenerare in condotte moleste e persecutorie. Si pensi ad esempio al “transfert” che un paziente sviluppa nei confronti del proprio terapeuta; il “transfert” è il prodotto di una relazione terapeutica che consiste nell’idealizzare, a volte fantasticando una relazione amorosa, tutti gli aspetti del terapeuta, tale condizione se non viene elaborata nelle giuste misure può rappresentare l’embrione per una condotta molesta nei confronti del terapeuta ( chi ricorda il film di Verdone “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”). Un altro rischio delle professioni di aiuto è rappresentato dalla frustrazione del paziente che non riesce a darsi delle spiegazioni razionali della propria sofferenza colpevolizzando gli operatori della salute che lo hanno preso in carico.

Nonostante il fenomeno dello stalking sia stato riconosciuto come -reato- dal nostro ordinamento giuridico,sembra che non accenni a diminuire. Quali consigli si può dare a chi e' vittima di questo tipo di persecuzione psicologica ?Gli effetti dello Stalking hanno delle pesanti ripercussioni sul benessere psicologico della vittima che sovente si trova inerme ed indifesa. Spesso il molestatore agisce, anche per lunghi periodi, indisturbato e  libero di poter mettere in atto quei comportamenti vessatori che  relegano la vittima al ruolo di preda indifesa. La eterogeneità del fenomeno non consente l’attuazione di misure di protezione uniche e sicure,  è però possibile mettere in atto alcuni accorgimenti che possono aiutare la vittima a proteggersi in modo più efficace e, contemporaneamente, scoraggiare lo Stalker.

Quali sono questi accorgimenti? Il  primo passo verso queste condotte di “protezione” consiste nel prendere atto del problema. Spesso lo Stalker mette in atto dei comportamenti che in una certa misura vengono accettati, o quanto meno ritenuti “naturali” dalla cultura di appartenenza, si pensi allo stereotipo dell’uomo geloso e passionale che tende in ogni modo di riconquistare l’amore dell’amata, paradossalmente questo atteggiamento è quasi premiato, se non addirittura ammirato; basti pensare al detto “in guerra e in amore tutto è lecito” condiviso da molte persone. Non è quindi scontato che i comportamenti vessatori vengono subito percepiti come problema o, quantomeno, vi può essere una forte resistenza a riconoscerlo come tale.

Una volta che si è' presa coscienza del problema, cosa si deve fare? Fermezza e chiarezza sono le parole d'ordine.Se le ragioni che muovono il comportamento del molestatore consistono nel desiderio di riprendere o instaurare una relazione occorre essere subito chiari e fermi nel rifiutarla; le risposte ambigue o comportamenti poco chiari possono esser letti ed interpretati come una forma di “interesse “che paradossalmente può rinforzare il comportamento di Stalking.·      

E se si teme per la propria incolumità fisica? Le regole del buon senso sono un ottimo rimedio per fronteggiare lo Stalking: se si è consapevoli del problema, e si temono aggressioni, è utile non dare punti di riferimento. La strategia migliore è quella di ridurre la prevedibilità dei  propri spostamenti, evitare luoghi isolati o orari inconsueti. Ovviamente tali strategie limitano la libertà personale e rappresentano dunque un ulteriore costo aggiuntivo che si somma a tutte le problematiche psicologiche scaturite dallo Stalking. In molti consigliano di adottare un cane addestrato per la difesa. Per contrastare le molestie telefoniche invece, e'consigliabile procurarsi una segreteria telefonica; tale accorgimento non solo consente di “filtrare” le telefonate dello Stalker ma permette anche di sfruttare le eventuali  registrazioni come prove della persecuzione.Cambiare numero telefonico in genere è sconsigliato, al limite meglio far installare una seconda linea telefonica. Ricordarsi di portare sempre con se un cellulare per le emergenze.E’ di fondamentale importanza cercare di procurarsi delle “prove” tangibili delle molestie subite;messaggi di minaccia, lettere, registrazioni di telefonate, testimonianze di minacce, aggressioni, violazioni di domicilio, sono tutti elementi che possono aiutare le forze dell’ordine ad applicare la legge contro lo Stalking.·   Chiedere aiuto alle forze dell’ordine se si pensa di essere in pericolo.

Quali conseguenze psicologiche provoca lo stalking? Lo Stalking, specie se protratto in maniera continuata e per lunghi periodi, può avere degli effetti gravi e negativi sull’equilibrio psicologico e relazionale della vittima. Ogni persona reagisce agli eventi stressanti  con modalità particolari che dipendono da molti fattori quali la tolleranza alla frustrazione, la percezione degli eventi stressanti, il “potere” auto-percepito di fronteggiare le cause dello stress (elemento particolarmente correlato all’autostima), eventuali situazioni psicopatologiche pregresse, temperamento, disponibilità di aiuto sociale, storia di vita e altri fattori.

Che tipo di disturbi si riscontrano nelle vittime di stalking? Generalmente, la vittima di Stalking manifesta problematiche legate ai disturbi d’ansia fino ad arrivare a sintomatologie assimilabili al Disturbo Post-Traumatico da Stress.La vittima può manifestare insonnia, incubi, pensieri intrusivi inerenti al molestatore ( lo vede dappertutto), uno stato ansioso generalizzato, incapacità di rilassarsi, ipervigilanza, depressione o rabbia. Nei casi più gravi, dove sono stati consumate aggressioni o tentativi di omicidio, la vittima può manifestare i sintomi tipici del DPTS. In alcuni casi, la  vittima vive stati dissociativi che possono durare da pochi secondi a diverse ore durante i quali viene rivissuto l’evento traumatico.

 

Note biografiche:

Il Dr Gaspare Costa  – Psicologo ad indirizzo Clinico e di Comunità si è laureato presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale specializzato presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva diretta dal Dr Francesco Mancini. Svolge attività libero professionale come Psicologo e Psicoterapeuta nelle provincie diLucca (Viareggio, Seravezza,  area Versilia), Pisa, Livorno  e Massa Carrara dove ha maturato esperienza clinica nella diagnosi e neltrattamento  del  Disturbo di Panico e  altre problematiche legate all'ansia, in particolare il trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo  e la Fobia Sociale negli adulti e nei bambini.  E’ autore di numerosi articoli, alcuni pubblicati su quotidiani e mensili a tiratura nazionale, su argomenti di psicologia, psicopatologia e nuove dipendenze. E’ ideatore, curatore e responsabile dei siti internetwww.disturbipsichici.info  e www.attacchidipanico-ansia.it.  E’ Presidente e socio fondatore  dell’Associazione “Mente Cognitiva”, operante in Versilia, che ha come scopo principale quello di promuovere il benessere psicologico della persona e della collettività attraverso attività di ricerca, informazione, formazione, prevenzione e intervento. psicologico. E’ Presidente e socio fondatore  dell’Associazione di Volontariato A.V.A.P.P. per aiuto ai pazienti affetti da disturbi psichiatrici.

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