LA BULIMIA NERVOSA SI SCONFIGGE CON LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

di SUSANNA BENASSI Sulle adolescenti e le donne in genere, aleggia lo spettro dei disturbi alimentari. Un fenomeno dilagante nella nostra società, improntata ai valori dell'immagine ad ogni costo. L'argomento -dieta- è uno dei più gettonati, se ne parla ovunque, in TV, negli incontri tra amici, sui giornali. Avere cura del proprio corpo è certamente buona regola, ma spesso il passaggio da una gestione di se stessi improntata al buonsenso, ad uno stato patologico è breve. Il meccanismo infernale che scatta in queste persone ha del paradossale: il desiderio di porre in essere comportamenti finalizzati ad apparire più belle, le spinge invece verso l'abbrutimento estetico e le pone a rischio di vita. Si finisce, in pratica, per danneggiare, ciò che si aveva intenzione di migliorare! Se l'anoressia implica, come abbiamo visto, un rifiuto ad alimentarsi, la Bulimia è il suo esatto opposto: qui il desiderio di cibo diventa ossessivo e unica ragione di vita. L'informazione può aiutare le donne e le famiglie a cogliere quei campanelli d'allarme che devono indurre a chiedere aiuto prima che sia troppo tardi.

 

Ne parliamo con il Dr. Luca Maggi, Psichiatra e Psicoterapeuta  

Cos'è la Bulimia Nervosa?Il termine "bulimia" deriva dalle due parole greche bous(bue) e limos (fame), e letteralmente significa "fame da bue". La bulimia nervosa è essenzialmente caratterizzata da ricorrenti crisi bulimiche (ingestione di notevoli quantità di cibo), seguite da una serie di meccanismi di compenso tesi a prevenire l'aumento di peso.

Cosa s'intende per crisi bulimica? Con "crisi bulimica" s'intende l'ingestione di un’enorme quantità di cibo, effettuata in un breve lasso di tempo, spesso senza gustare gli alimenti, che in genere s'interrompe quando si ha una sensazione di dolore e ripienezza a livello gastrico, oppure perché interrotti ad esempio dal rientro di qualcuno a casa.

Quali sensazioni/sentimenti accompagnano una crisi bulimica? La crisi è associata ad una sensazione di perdita di controllo sull'assunzione del cibo. In seguito all'abbuffata la persona sperimenta sentimenti di disgusto e di colpa, associati aduna chiara flessione del tono dell'umore, che portano a mettere in atto una serie di meccanismi di compenso volti a prevenire l’aumento di peso.

Che intende per "meccanismi di compenso"?I meccanismi di compenso possono essere riassunti nel vomito auto-indotto, nel digiuno "compensatorio ", nell'uso inappropriato di lassativi e/o diuretici, nell'esercizio fisico eccessivo e compulsivo. La messa in atto di tali pratiche di compenso, crea un circolo vizioso che tende a perpetuare il disturbo.

In che modo il disturbo tende a "mantenersi"?Quanto più si restringe l'apporto calorico, ad es. con il digiuno forzato dopo l'abbuffata, tanto maggiore sarà l'impulso a perdere nuovamente in controllo e ad abbuffarsicon l’aumentare del senso di fame. Oppure, l'impiego del meccanismo del vomito auto-indotto, dell'esercizio fisico e dell'uso improprio di lassativi o diuretici produce l'erronea sensazione di avere il "controllo" della situazione e di potersi abbuffare liberamente senza andare incontro a particolari conseguenze. In realtà anche in questo caso si arriva rapidamente a sviluppare una sorta di dipendenza dal cibo e rapidamente si scivola in un caos alimentare caratterizzato frequenti crisi bulimiche seguite da meccanismi compensativi.

La bulimia comporta una diminuzione di peso "estrema", come avviene nell'anoressia? No, in genere le persone sono in normopeso. Quando si trovano in condizioni di sottopeso si parla di "anoressia nervosa, sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione".

Quali sono i criteri per stabilire la presenza di bulimia? Generalmente per poter porre diagnosi di bulimia, stando agli attuali criteri diagnostici (DSM V), bisogna avere una crisi bulimica almeno una volta a settimana per tre mesi, non devono essere soddisfatti i criteri per l'anoressia e i livelli di autostima devono essere eccessivamente influenzati dalla forma e dal peso corporeo, il cosiddetto nucleo psicopatologico comune ai disturbi dell'alimentazione.

Queste persone che tipo di rapporto hanno con il cibo? Il rapporto con il cibo di questa persone è francamente patologico come in tutti disturbi dell'alimentazione, peraltro è la regola, osservare migrazioni da una diagnosi all'altra: ad esempio, un' adolescente può avere una forma di anoressia seguita in età giovane adulta da bulimia che può esitare dopo vari anni in un disturbo da alimentazione incontrollata.

Qual'è la molla che fa scattare “l'aggressione" al cibo”? L'abbuffata può scattare alla vista di una pubblicità, in rapporto a stati d'animo negativi quali la rabbia dopo un litigio, una sensazione di vuoto, tristezza, noia, o semplicemente per avere trasgredito una regola quale avere assaggiato un cibo "proibito" tipo la cioccolata.

Perché queste persone si vogliono male? Fino agli anni '70 era estremamente difficile imbattersi in donne affette da bulimia, oggi il disturbo è estremamente frequente e "contamina" altre aree della psicopatologia, infatti è frequente riscontrare un'associazione con i disturbi  dell’umore, oppure con i disturbi da uso di sostanze. Tutt'oggi ci interroghiamo sul perché la bulimia, ma più in generale i disturbi dell'alimentazione (DA) siano dilagati fino quasi a configurare un’epidemia sociale. Indubbiamente all'origine di tale diffusione c’è l'effetto patoplastico(condizionamento e/o influenza di carattere sociale e culturale) del nostro tempo, inteso come estrema influenzabilità da parte dei mass media che impongono modelli di magrezza estremi come sinonimo di bellezza a cui fare riferimento.

È solo un problema socio-culturale quello che sta alla base del disturbo, o anche in questo caso gioca un ruoloimportante la predisposizione genetica? Tali modelli insistono su strutture psicobiologiche vulnerabili in epoche sensibili: si pensi ad esempio all'influenza che possono avere diete, proposte in ambito familiare, oppure lette nelle numerose riviste dedicate al mondo della moda su una giovane adolescente alla ricerca di consenso, approvazione, individuazione personale e relazioni con i coetanei in una società tendenzialmente obesogena come quella in cui viviamo. È bene sapere che la via d'ingresso comune in tutti i DA è sempre una dieta che spesso diviene“ferrea”, ossia, una dieta estremamente rigida, patologica.

Il fatto che la società con i suoi modelli abbia così presa sulle menti degli adolescenti molto più che in passato, è sintomo di un evidente abbassamento del livello culturalegenerale?

Non saprei dire se siamo in presenza di un abbassamento del livello culturale. Inevitabilmente la società influenza il nostro modo di sentire e di rapportarci agli altri ed è noto che l’adolescenza rappresenta un periodo di estrema vulnerabilità a livello psicologico dove la necessità d’identificarsi può portare ad aderire a modelli patologici. Alla fine del ‘700, la pubblicazione del libro “I dolori del giovane Werther” di Goethe, dove il protagonista si suicida, innescò un’ondata di suicidi tra i giovani europei che avevano letto il libro. Questo fenomeno, che ha preso poi il nome di “effetto Werther”, nella nostra società, grazie al veicolo della televisione e di internet, ha un impatto ancor più devastante: si pensi da un lato al mondo della moda e all’industria della dieta e, dall’altro, al fiorire di gruppi “Pro-Ana” che propongono l’estremo controllo del peso, dell’alimentazione e delle forme del corpo come filosofia di vita.

Un tempo si diceva che alla base del più o meno sano approccio al cibo, ci fosse il tipo di rapporto stabilito con la madre…esiste un qualche fondo di verità in questa convinzione "popolare"? Tutti sappiamo quanto sia importante la relazione tra madre e figlio nella strutturazione del Sé ed i modelli familiari influenzano lo sviluppo psicologico di ciascun individuo. Le psicoterapie di derivazione psicodinamica hanno attribuito una grande importanza nello sviluppo dei disturbi alimentari alla relazione con la madre identificando la diade madre-figlia come il nucleo problematico da affrontare nella terapia, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo dell’Anoressia. In alcuni casi si possono, in effetti, riscontrare madri con elevate aspettative di ruolo proiettate sulle figlie dove la comparsa del DA sembra una risposta disfunzionale di emancipazione dalla figura materna. Al momento attuale, si tende ad attribuire una maggiore rilevanza ai cosiddetti “script”, modelli familiari. Ad esempio, tra i fattori specifici di rischio per l’insorgenza dei DA si rilevano le critiche ed i commenti sull’aspetto corporeo e sull’alimentazione da parte dei familiari, avere dei membri della famiglia a dieta, l’obesità dei genitori.

La bulimia è esclusiva prerogativa del sesso femminile o riguarda anche quello maschile? La prevalenza della Bulimia è nettamente superiore tra ledonne anche se negli ultimi anni sono sempre più numerosi i casi nei maschi.

Qualche dato statistico? La prevalenza nell’arco della vita di bulimia tra le donne è stimata nella misura dell’1.5% mentre tra gli uomini dello 0.5%.

Si guarisce dalla bulimia? La bulimia nervosa risponde più rapidamente e meglio, rispetto all’anoressia nervosa, ai trattamenti combinati psicoterapeutici, nutrizionali e farmacologici. Quanto prima  e più efficacemente si interviene sul disturbo, tanto maggiore è la probabilità di ottenere una remissione. Ad esempio, con l’impiego della terapia cognitivo-comportamentale modificata per il trattamento dei DA (CBT-E), circa il 60% dei soggetti che completano il trattamentoottiene una remissione duratura. Nella maggior parte dei casi è sufficiente un trattamento ambulatoriale integrato nel quale uno psicoterapeuta e un nutrizionista seguono il caso rifacendosi ad un modello terapeutico condiviso d'intervento. Talvolta è indicato l’impiego di una terapia psicofarmacologica gestita da uno psichiatra. Nei casi più severi può essere necessario il day-hospital o il ricovero ospedaliero  a causa delle complicanze legate ai meccanismi di eliminazione.A questo proposito, da poco più di un anno, a Lido di Camaiore (LU) è attiva la struttura terapeutico-riabilitativa “Villamare” che opera nell’ambito della rete dei servizi per l’assistenza ai DA della Regione Toscana in sinergia con la ASL 12 Versilia. Per avere informazioni circa le modalità di ricovero è possibile telefonare al numero 0584 904785 <tel:0584%20904785> , inviare un’email (info@villamaredca.com <mailto:info@villamaredca.com> ) oppure visionare il sito web della struttura: http://www.villamaredca.com <http://www.villamaredca.com/>

Quali sono le complicanze di cui parla? Una complicanza frequente legata al vomito, è lo squilibro elettrolitico con perdita di potassio che, se particolarmente grave, espone a rischio di morte improvvisa per aritmia cardiaca. Squilibri elettrolitici possono verificarsi anche a causa dell’abuso di diuretici o di lassativi. Un'altra complicanza, assai rara, è la rottura dello stomaco o dell'esofago a causa dell'enorme quantità di cibo assunta, o a seguito delle pratiche di vomito. La corrosione dello smalto dei denti con conseguenti problematiche odontostomatologiche è una condizione molto frequente.

Queste persone chiedono facilmente aiuto? Generalmente c’è una fase iniziale di “luna di miele” in cui si pensa di riuscire a gestirsi autonomamente e durante la quale i familiari non si rendono conto del problema. Le persone chiedono aiuto quando comprendono di aver perso completamente il controllo sull'alimentazione. Quando il disturbo arriva a questo livello di gravità sono frequenti i contrasti con i familiari per la frustrazione di non riuscire ad interrompere i comportamenti disfunzionali, oppure a causa della sottrazione di denaro utilizzato per comprare il cibo, alla stregua di una dipendenza da sostanze. In ogni caso, rispetto al passato c’è una maggiore consapevolezza del problema nella nostra società e anche nelle famiglie, tuttavia, la vera sfida sarà di riuscire a mettere in pratica dei programmi di prevenzione in ambito scolastico volti adindividuare ed affrontare i fattori di rischio per l’insorgenza dei DA.

Note Biografiche: Il Dr. Luca Maggi è nato il 22/04/67 a Viareggio (LU), si è laureato in Medicina e Chirurgia presso Università di Pisa nel 1993, nel 1999 ha acquisito la Specializzazione in Psichiatria e nel 2005 il Dottorato di Ricerca inNeuropsicofarmacologia clinica presso la medesima Università. Ha svolto diversi contratti libero-professionali presso la Clinica Psichiatrica di Pisa come: a) Direttore Medico di una studio multicentrico internazionale finanziato dal NIH, dal 2003 al 2008, b) consulente psichiatra interdipartimentale, dal 2002 al 2009, c) supporto all'attività intramuraria in regime di ricovero del prof. G.B. Cassano, dal 2003 al 2005. In ambito accademico è stato coordinatore e tutor del master universitario di II livello in "Psicoterapia integrata ad orientamento interpersonale" dal 2007 al 2011. E’ co-autore di diverse pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali. Attualmentericopre l'incarico di Direttore Sanitario presso la struttura terapeutico-riabilitativa per disturbi dell'alimentazione "Villamare" a Lido di Camaiore (LU).

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