I DISTURBI DELL’UMORE: IL DISTURBO BIPOLARE DI TIPO I

di Susanna Benassi
Intervista al Dr. Luca Maggi, Psichiatra e Psicoterapeuta
Cos’ è il disturbo bipolare di tipo I ?
È la forma più nota di instabilità patologica dell’umore, quella che un tempo veniva definita “Psicosi maniaco-depressiva”, un disturbo grave e cronico in cui ad una fase MANIACALE (eccitamento, euforia, rabbia o irritabilità ), solitamente segue una fase DEPRESSIVA di più lunga durata.
Come si manifesta la fase maniacale?
Consiste in un episodio di eccitamento nel corso del quale il soggetto solitamente non ha percezione di malattia. Sono presenti euforia patologica, iperattività motoria, estrema distraibilità, accelerazione del pensiero che può portare alla c.d. ” fuga delle idee”, una specie di “tachicardia mentale” associata a logorrea (flusso eccessivo di parole), in cui il pensiero corre veloce e le idee si accavallano una sull’altra senza soluzione di continuità, spesso si associano deliri megalomanici o mistici, possono anche essere presenti allucinazioni uditive.
Quali sono i principali sintomi in questa fase?
La vita si sgancia completamente da qualsiasi “segna-passi” naturale (ciclo notte-giorno), biologico (fame-sete, sessuale) e sociale (orari di lavoro). Spesso l’episodio maniacale è preceduto da ridotto bisogno di sonno, aumento delle energie, dimagrimento, aumento della spinta sessuale. A livello cognitivo si è pervasi da un senso di grandiosità, “totipossibilità” (tutto sembra possibile), esaltazione e impermeabilità alle critiche, esplosioni di collera se contrariati, sostanziale riduzione delle capacità di critica e di giudizio. In taluni casi si può arrivare a crisi “clastiche” (momenti di eccitazione furiosa con perdita di controllo e aggressività verbale o verso gli oggetti o le persone).
Come percepisce questo stato di cose, chi è in fase maniacale?
La consapevolezza della malattia, nei casi più gravi, è completamente assente: i pazienti rifiutano la malattia perché sostengono di “sentirsi benissimo”. Sono frequenti espressioni quali: “Non sono mai stato così bene”, “Sono in contatto diretto con Dio”, “Devo salvare il mondo”. In questi casi è frequente ricorrere a trattamenti in regime di ricovero.
Quando e come si manifesta la fase depressiva?
Nella maggioranza dei casi, dopo la fase MANIACALE (euforia), il soggetto scivola più o meno rapidamente in una condizione DEPRESSIVA che nel DB di tipo I è particolarmente grave e prevalentemente caratterizzata da “tristezza vitale” (“taedium vitae”) e severo rallentamento psicomotorio: c’è un’ incapacità di percepire qualsiasi emozione piacevole (anedonia), talora il volto ha l’inespressività che si riscontra nel parkinsoniano.
Quali sono i sintomi percepiti in questo stadio del DB di tipo I?
L’ansia assume la connotazione dell’angoscia, soprattutto al risveglio e nelle prime ore del mattino. Anche in questa fase, il sonno è marcatamente disturbato (insonnia o ipersonnia). I livelli di energia diventano scarsi: il paziente è affaticato, percepisce il corpo come pesante, ingolfato. C’è una completa inibizione degli atti di volontà (“Non riesco e non voglio fare niente”). Si verificano alterazioni dell’appetito con un calo o un aumento della fame (voglia di dolci) e la libido è completamente azzerata. I pensieri sono rallentati, è presente un deficit dell’attenzione e della memoria. Tutto il quadro appena descritto ha risvolti negativi in ambito familiare, sociale e lavorativo. Solitamente gli episodi depressivi hanno una durata molto maggiore rispetto alla fase maniacale e sono complicati da idee suicidarie.
Che durata ha, in media, un ciclo completo di fase maniacale e depressiva?
In genere un ciclo di malattia è costituito da una fase maniacale-intervallo libero-fase depressiva-ritorno alla “normalità” ed ha la durata di circa un anno.
Il DB può essere scatenato dall’uso o dall’abuso di sostanze?
Si, l’insorgenza e le recidive oggi sono favorite dalla larga diffusione di sostanze di abuso psicostimolanti (cocaina, ecstasy, anfetamine). In effetti, nel DB è frequente l’abuso di sostanze sia stimolanti che sedative (alcol, oppiacei) e ciò contribuisce, insieme al tabagismo e alla disregolazione alimentare, ad incrementare il rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari e metaboliche (diabete, obesità).
Esiste una predisposizione o un’ereditarietà del DB?
Il DB tende ad aggregarsi a livello familiare, ciò significa che gli appartenenti a una famiglia in cui vi sono soggetti affetti da questo disturbo hanno un rischio più elevato di svilupparlo a loro volta. In sostanza si tratta di una vulnerabilità all’insorgenza del disturbo, più o meno marcata, che in genere si slatentizza in rapporto ad eventi di vita particolarmente stressanti, deprivazione di sonno, abuso di sostanze, impiego inappropriato di farmaci antidepressivi e altro ancora.
Quali sono le ricadute a livello relazionale?
Nella maggior parte dei casi si assiste ad una severa compromissione dei rapporti con la famiglia e ad un impoverimento relazionale in generale. Le conseguenze psicologiche e sociali nel DB sono particolarmente impegnative e meritano un’attenzione specifica a livello psicoterapico. Non è semplice, soprattutto in giovane età, accettare di essere affetti da una malattia cronica ad andamento imprevedibile, ma in genere recidivante e potenzialmente in grado di devastare, durante le fasi di acuzie, ciò che si è faticosamente costruito sul piano della rappresentazione di sé, relazionale e lavorativo. Molti pazienti si vergognano di ciò che hanno detto o fatto nelle fasi di eccitamento maniacale, spesso non sono compresi dal partner sentimentale a causa di comportamenti disinibiti, tradimenti e dilapidazione d’ ingenti somme di denaro.
Qual’è quindi la reazione di chi è affetto da questa patologia di fronte alla mancanza di comprensione da parte degli altri?
È frequente la negazione del problema, con tendenza al rifiuto della terapia farmacologica consigliata, soprattutto nelle prime fasi del disturbo. Questo atteggiamento determina recidive più frequenti con conseguente peggioramento del decorso della malattia.
Qual’ è la fascia d’ età più colpita?
L’esordio avviene generalmente in età giovane-adulta (tra i 15 e i 25 anni).
Che tipo di andamento segue la malattia?
L’andamento varia enormemente da soggetto a soggetto. Alcuni individui riferiscono un solo episodio maniacale nell’arco di molti anni, mentre altri hanno due o più cicli maniaco-depressivi all’anno. Altri ancora possono soffrire di numerose ricorrenze depressive ed avere un unico episodio maniacale nella vita. Ovviamente, maggiore è la gravità (intensità e frequenza) degli episodi maniaco-depressivi peggiore sarà la compromissione della qualità della vita. Pertanto, si va da forme patologiche lievi in cui dopo un episodio maniacale con ricovero a venti anni di età, segue una vita normale con l’ausilio di una terapia farmacologica minima, a casi più gravi in cui gli episodi maniaco-depressivi si ripetono con ciclicità nel corso dell’esistenza.
Vi sono altre condizioni che possono favorire le crisi?
Questo disturbo è notevolmente influenzato dalle variazioni stagionali e dalle gravidanze.
Quali sono le cause che provocano il DB?
Il DB di tipo I è una malattia del cervello che si sostanzia in un’alterazione di natura funzionale-organica caratterizzata da una complessa costellazione di segni e sintomi tipici della “sindrome maniaco-depressiva”. Nel corso degli anni sono state formulate numerose ipotesi che possono essere riassunte in biologiche, psicologiche e psicosociali.
Quali sono le ipotesi più accreditate?
Le ipotesi, come abbiamo detto sono diverse, una delle più accreditate è quella di origine biologica, nota da sempre e suggerita dalla familiarità dei disturbi dell’umore, dalla ricorrenza e dal ritorno alla normalità nelle fasi d’ intervallo libero. La familiarità è stata dimostrata da studi su gemelli monozigoti separati alla nascita e su figli adottivi. Un’altra ipotesi è quella c.d MONOAMINERGICA DEI DISTURBI DELL’ UMORE che deriverebbero da un’ alterazione di uno o più tipi di sinapsi (connessioni) cerebrali che utilizzano neurotrasmettitori (sostanze veicolanti informazioni tra le cellule del sistema nervoso) come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina. L’impressione clinica è che nella fase “euforica” (“il fuoco”) è come se venissero consumati tutti i depositi di queste sostanze, per cui la successiva fase DEPRESSIVA non sarebbe altro che un modo per ricostituire le riserve venute meno (“la cenere”).Si ipotizzano anche cause di origine endocrina. Infatti, alcune malattie endocrine (ad es. le disfunzioni tiroidee) o l’uso di certi farmaci (ad es. i cortisonici) possono scatenare crisi maniaco-depressive per cui si ritiene che il sistema endocrino giochi un ruolo importante in questa patologia. Esistono, inoltre, altre ipotesi quali il coinvolgimento del sistema immunitario e altre ancora.

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