STORIA DI UNA QUARANTENA MOVIMENTATA

 

 

di India Giovanna Simi

Capitolo uno: Le attività da praticare in autoisolamento

In questo periodo in cui siamo forzati a stare a casa e nessuno o quasi può lavorare, abbiamo più tempo
libero.
Vedo sui social che molte persone pubblicano foto dei dolci e dei piatti che si divertono a cucinare. La
convivialità a casa, tra quelli che possono godere della compagnia dei familiari, è molto apprezzata, come
baluardo di socialità, insieme a poche altre occasioni, come salutare da lontano il postino o il corriere di
turno, oppure ringraziare la cassiera o il farmacista.
Anche a me sta capitando di cucinare di più.
In questo periodo mi sono data al pane e alla pizza fatti in casa, alla polenta, alle torte salate e ho usato il
forno molto più spesso che in passato.
Questo lavorare di più ai fornelli e in casa aumenta gli incidenti domestici.
Lo stare più in casa e il dover ricreare una nuova routine ci pone di fronte a nuove sfide.
Per esempio che sport praticare.
Per chi è già un pigro oppure per quelli che lavorano come prima o per chi non ne ha interesse, il
problema non sussiste.
Ma per tutti gli altri che hanno bisogno di muoversi e di fare attività fisica è una piccola sfida quotidiana.
Da quando sono fissa in casa sono caduta mentre cercavo di giocare a Padel, ho ferito un corriere, mi
sono schiacciata un dito, sono diventata una serial killer di cimici e mi sono bruciata 2 volte le mani ai
fornelli.
Ma partiamo con ordine.
Episodio 1: Serena Williams
Il Padel è una specie di tennis, che in quarantena pratico senza rete, senza muri, senza campo…insomma
mi invento che sto giocando a Padel soltanto perché ho una racchetta e una pallina adatte per giocarci.
E vale tutto, doppi, tripli rimbalzi, palline fuori dal campo, fuori dal recinto…insomma sono tornata un
po’ bambina, nel mondo dove tutto è possibile, purché mi diverta, e per me questo significa sudare,
correre, urlare e maledire l’asfalto del mio piazzale che è pieno di buchette.
Ieri stavo facendo un recupero stile Serena Williams, quando la scarpa del piede sinistro si è incastrata
nell’asfalto mentre ero in corsa verso il punto del secolo e niente, la palla l’ho presa, è stato pure un bel
momento di gloria; peccato che sono volata a terra, rotolando stile Ninja.
Per fortuna che ho fatto danza, arti marziali, baseball e yoga, perché in quel momento mi è servito tutto,
per ammortizzare il colpo e non rischiare di farmi davvero male.
Sono tornata in piedi un po’ lentamente e me la sono cavata con qualche lieve escoriazione.
Ho capito che era arrivato il momento di fare una pausa e cambiare attività per quel giorno.
Niente di che, non devo andare in ospedale.
…continua…

capitolo 2: soldi e salute

La scorsa settimana ero al telefono con un operatore di una compagnia che eroga corrente elettrica:

purtroppo mi è arrivata una bolletta che mi ha fatto impallidire; una cifra da sentirmi male.
Poi, diciamolo, in questo periodo tutte le bollette sembrano ancora più alte: non si lavora, non si produce,
non si sa quanto durerà questo letargo forzato, non si sa per quanto tempo ancora dovremo basarci sui
nostri risparmi…insomma, non è il momento per mandare bollette della corrente elettrica!
Mentre sono al telefono con la signora che mi spiega che la bolletta la devo pagare, sento suonare il
campanello.
Vedo dalla finestra il corriere al cancello, pronto per consegnarmi un pacco.
Mi stupisco e penso che in questi giorni in cui le azioni sono fatte in modo ordinato e sequenziale, è raro
che mi capiti di fare due cose contemporaneamente.
Punto l’apricancello verso l’esterno e continuo a parlare con la signora.
Controllo dalla finestra se fuori tutto va bene e mi preparo ad uscire per prendere il pacco.
Mi rendo subito conto che il cancello si è bloccato dopo pochi centimetri dall’apertura e non si muove.
Il corriere, che evidentemente credeva che gli avessi concesso solo quei pochi centimetri per consegnare il
pacco, nel frattempo appoggia il pacco a terra, nella fessura tra il muro e il cancello.
Io nello stesso momento premo di nuovo il pulsante del telecomando per chiuderlo di nuovo e aprirlo
meglio.
In una frazione di secondo vedo il ragazzo che tira via la mano con uno scatto per evitare che gli rimanga
incastrata nel ferro e perde l’equilibrio.
Ancora accovacciato, si sbilancia di lato e picchia la testa contro al muro di recinzione.
In un attimo ha la fronte piena di sangue, così la mascherina e i guanti…
Saluto velocemente la signora al telefono e mi precipito fuori.
Mentre si tampona la ferita con la mano, vado a prendere il cotone e l’Amuchina e lo aiuto a pulirsi e
disinfettarsi la ferita, che per fortuna è piccola e non richiede intervento medico.
Santo cielo che spavento!!!
Soldi e salute devono essere protetti come l’oro in questo periodo.
Niente di che, (per fortuna) non deve andare in ospedale.

Epilogo

Ho rivisto questo ragazzo qualche giorno dopo. Era rimasto soltanto un taglietto in fronte e non era andato
all’ospedale.
Da quel momento in poi ho deciso di dare una caramella o un cioccolatino a tutti i corrieri che arrivano da
me.
Tutti apprezzano molto il pensiero.
Questo episodio mi ha permesso di ricordare e ringraziare tutti quelli che lavorano in questo periodo, che
sono fortunati per certi aspetti e in pericolo per altri.

continua…

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