di IRENE TARABELLA
Nell'anno delle promozioni da appassionata di carnevale che assapora ogni sfilata, come un vecchio osserva il cantiere, mi sento di poter stilare una mia personale classifica, che, tanto, puntualmente, sarà disattesa dai verdetti di martedì prossimo.
Quest'anno i maestri della carta a calco non mi hanno convinta fino in fondo. Fra le varie polemiche, chi si lamenta che il Carnevale abbia perso la sua verve umoristica per dedicarsi ai grandi temi e chi si lamenta che il corso è lento, io sento di fare un piccolo appunto: il carro più bello in assoluto di quest'anno è "A caccia di un lieto fine" di Luca Bertozzi, il favorito della II categoria, che – e incrocio tutte le dita – saprà dare tanto al Carnevale di Viareggio, in una I, meritatissima, categoria. Ma di questo ne parlerò fra poco.
Partiamo dalla I categoria.
Quest'anno, come anticipavo, nessun carro spicca sull'altro: spero che, se sono andati a risparmio, i carristi intendano magari cambiare le strutture del 2021, così forse da stupirci come hanno saputo fare altri anni. La critica che fondamentalmente muovo è in realtà mutuata dal detto "i cari erin più grossi l'anno scorso". Quest'anno sono particolarmente vuoti, alcuni addirittura piccoli al punto da dare risalto solo alle tigri.
Partendo dal presupposto che è difficile stabilire una classifica, che tanto non c'azzecco mai e che mancano ancora due sfilate (e ogni volta osservo dettagli nuovi), al nono posto, secco, piazzerei Vannucci con "Beata ignoranza": nulla in confronto con la Balena del 2019. E qui posso chiudere. Bocciato in toto.
Ottavo invece inserisco, con le lacrime al cuore e con quella giusta severità che chi è innamorato non vorrebbe mai arrivare ad usare, il mio amato Avanzini. Egli è Il poeta della carta a calco, e per modellatura (i suoi carri sembrano finti da quanto sono belli) e per temi. Da grecista quale sono, rivendico con forza almeno il quarto posto per la Medea del 2019, bella, solenne, possente nella sua staticità. Quest'anno, pure, il tema è sottile e arguto, il carro è fatto bene, ma non ha movimento, a parte il fiore rosso Huawei che gira dietro questo animale che calpesta Topolino, è disadorno di dettagli. Promossi: gli occhi dell'animale e le bandiere rosse. Bocciati: i movimenti e le maschere di Topolino. Avanzini mi ha emozionato assai di più con Godot.
"Olé" di Lombardi si merita invece e il settimo posto. Bocciati: il volto del matador, un po' troppo cartoon, gli spunzoni sulle chiappe che sembrano siringhe con le piume, ma soprattutto le musiche (Einaudi del tutto incompatibile col contesto). Promosse: le decorazioni sul corpo del toro e il fumo che esce dalle narici. Per il resto, il carro mi sembra un déjà vu.
Se "La teoria del Kaos" per me era da podio, quest'anno i Cinquini mi hanno non poco deluso: "Idol" si merita non più del sesto posto, anche se è l'unico carro di I categoria veramente grande. Promossi: i movimenti delle gambe. Bocciati: i movimenti delle dita, della bocca, i due cilindri sui che simulano il fuoco e il grido alla Tarzan con il mal di gola. Un carro difficile anche da collegare al vestito dei figuranti. Il bozzetto mi aveva fatto sperare in qualcosa di più.
Al quinto posto invece piazzo Bonetti che, finalmente, ha fatto il salto di qualità – ma si sa, la paura fa novanta: davvero un carro innovativo, dalle sfumature più belle in assoluto del concorso. Promossa: l'idea di un volto che si apre in più parti per svelare l'IA. Bocciati: i continui incidenti di percorso e la scarsa visibilità del figurante nel cervello. Altrimenti il podio era aggiudicato.
I Breschi invece da qualche anno ormai si sono specializzati nelle grandi e delicate tematiche, ma, per il solito discorso, della poca "cicciosità" dei carri di questa edizione, "Né di Eva né di Adamo" risulta un carro purtroppo vuoto salvato in corner dai figuranti, che gli assicurano un quarto posto, che tuttavia non mi convince affatto. Promossi: i ballerini e le loro coreografie e le mani di cigno. Bocciato: il tempietto, che ci dice come i cavoli a merenda.
E arriviamo al podio.
Si aggiudica il terzo posto il Galli che torna alla tradizionale tematica carnascialesca: "Abbracciami è Carnevale" ha un grande potenziale speriamo di veder sbocciare nel 2021. Promosso: il volto del Re carnevale. Bocciati: i pupazzi sul retro (troppo Teletubbies), le braccia del Re e, purtroppo, le luci, assolutamente poco curate per la sfilata notturna.
Al secondo posto piazzo invece "Nel paese delle meraviglie 2.0" di Allegrucci, molto attento ai dettagli, ma con un carro più adatto al primo anno nel mondo dei big che al terzo: reclamo ancora con rabbia il primo posto al mio amato Pifferaio. Se l'anno scorso la strega era magnifica e il dettaglio della mela rotolante era un tocco di gran classe, quest'anno gli specchi che oscillano li trovo un po' tirati lì, così come la donna che speravo facesse qualcosina di più. Promossi: il Bianconiglio, il volto della Regina di Cuori, il gozzo e gli occhi della rana e il pannello retrostante che si alza scoprendo uno schermo. Bocciati: i figuranti che scendono dal gonnellone della regina (poco valorizzati) e, soprattutto, gli specchi che oscillano. Ma i loro vestiti sono i più belli di tutti.
Dunque, secondo me, quest'anno vincono, aggiudicandosi il primo posto, Lebigre e Roger, ma non perché "Home sweet home. Nessun posto è come casa" sia il carro migliore né del 2020 né di Lebigre, ma semplice perché non c'è qualcosa di meglio. Promossi: gli occhiali del leone e Luca Bassanese, ma nulla di più. Bocciati: i movimenti e le palazzine sul retro. Ho ancora nel cuore "Hysteria" e "Santo Subito".
E ora invece, è giusto spendere qualche doverosa riga per Bertozzi: "A caccia di un lieto fine" è un bellissimo carro di II categoria, come non se ne vedevano da qualche edizione, non solo per tematica quanto per modellatura, inventiva ed emozioni. Quando il tigrotto si erge fra le zampe dei genitori, per chi come me è cresciuto a pane e Re Leone, i brividi scorrono sotto la pelle, il cuore palpita nel petto e negli orecchi rimbomba il ritornello "è una giostra che vaaaa" anche se la versione della colonna sonora è quella in inglese. Primo posto indiscusso. Promosso: tutto quanto.
Al secondo invece metterei "L'amaro italiano" di Ceragioli, in sostegno alle polemiche che lo hanno ingiustamente travolto, seguito da Borri e Croci con "Quei gran geni di", "Giù le mani" di Malfatti e "S'i fosse foco" di Tomei.
Per quanto riguarda le mascherate di gruppo e quelle isolate, debbo spendere una parola che è contemporaneamente positiva per un verso e, se vogliamo, negativa per l'altro: in piazza Mazzini, dove mi apposto con le mani dietro la schiena, è praticamente impossibile osservarle quando c'è il pienone. Spero di riuscire a vedere qualcosa di più nei prossimi due corsi.
Ultime note invece sull'organizzazione. Promossi: il corso lento, le sei uscite e l'alternanza fra sabato e domenica. Bocciati: l'uscita nella prima, piovosissima, giornata e il corso in notturna alle 18.
Dunque, senza la pretesa di insegnare il lavoro né l'arte a nessuno, ma con gli occhi di chi aspetta il Carnevale per un anno intero, questa è la mia attuale e non convenzionale classifica.
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