La cultura nell’era social: citazioni fasulle e appropriazioni ‘ indebite’

di SUSANNA BENASSI

Il mondo dei social è ormai un fenomeno di massa. Sono rari coloro che non abbiamo almeno un profilo su una delle tante piazze virtuali che oramai imperversano in rete.

Come ogni strumento, anche quello del social  ha i suoi aspetti positivi e negativi. Se utilizzato nella giusta maniera è certamente utile  per chi ha un’attività da pubblicizzare, e per i singoli che desiderino mantenere i contatti con gli amici, condividere conoscenze, rendere pubblico il PROPRIO 

 

 

pensiero, o cercare un confronto. Ma c’è l’altra faccia della medaglia, l’abuso del mezzo,  il pericolo di diventarne dipendenti o di utilizzarlo per fini non proprio ‘meritevoli’. 

 

Siamo andati a fare un viaggio in questo mondo virtuale e specchio della società ‘reale’ in cui viviamo per comprenderne meglio le dinamiche. Il risultato è stato abbastanza inquietante.

Tralasciando i contenuti e le discussioni che appaiono sui vari e tanti profili personali, nei quali si condivide  di tutto, dal piatto appena cucinato al messaggio vendicativo nei confronti dell’ex, dalle offese a personaggi pubblici o di stampo religioso e politico, ci incuriosiva conoscere  il mondo dei ‘gruppi’. Su Facebook, infatti, è possibile creare, da parte di qualunque utente, un ‘gruppo’ a tema nel quale far affluire chi vuole condividerne i contenuti, scambiare conoscenze e confrontarsi. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i gusti. Alcuni sono ‘pubblici’, ossia visibili e fruibili ‘interattivamente’ da parte di chiunque, altri sono ‘chiusi’, visibili e utilizzabili solo dagli  iscritti, altri ancora ‘ segreti’, nessuno può vederli e si creano tramite il passaparola.

Il nostro viaggio si è concentrato sui gruppi pubblici e i gruppi chiusi che hanno per tema la cultura in ogni sua forma, quindi, letteratura, arte, filosofia, storia, e conoscenza in genere. E’ emersa, in particolare, una differenza sostanziale tra i due: mentre nei gruppi ‘pubblici’ i contenuti sono mediamente attinenti al tema trattato, i testi condivisi rispettano l’obbligo di citazione delle fonti, e non vi sono particolari problemi di moderazione,almeno in apparenza, nello scambio di opinioni tra gli utenti, in quelli ‘chiusi’ , spesso, forse perché chi li crea e chi ne diventa membro si ritiene ‘protetto’  all’ombra delle  sue  ‘mura virtuali’ ,il discorso cambia completamente.

Ne abbiamo visitati diversi 'soggiornandovi' per alcuni mesi ed è venuto alla luce uno spaccato ‘riflesso’ della società veramente preoccupante. Ma spieghiamo meglio il meccanismo di un gruppo di questo tipo. Chi prende l’iniziativa di crearlo è l’amministratore ( uno o più di uno)  che sceglie la materia trattata e gestisce e modera gli scambi intellettuali tra i membri. Stabilisce un regolamento dove esplicita quali contenuti possono o meno essere discussi al suo interno, etc, etc…. I membri che aderiscono, devono rispettare tali regole, pena l’espulsione dal gruppo. A questo punto, direte, ‘ fantastico’ ! in teoria in effetti, lo è, ma nella pratica non sempre. Tra i vari gruppi chiusi aventi come tema la ‘cultura’ che abbiamo scelto come ‘oggetto di osservazione’, abbiamo constatato che se  nella maggior parte dei casi, nonostante il livello  dei contenuti non sia sempre coerente con quanto si afferma di offrire, la  loro  gestione  è più o meno ‘tollerante’ e rispettosa, delle regole.  Nella maggioranza di essi, possono essere postati quotidianamente pensieri o testi non editi propri e scritti editi in giorni predeterminati, si possono condividere link  e non vi sono restrizioni morali o censorie circa gli argomenti trattati. Uniche regole imprescindibili: il linguaggio consono e il rispetto delle opinioni altrui. Ma se, mediamente, questa è la tendenza , ci siamo imbattuti in alcuni nei quali imperversano  scorrettezza, maleducazione e un arrogante snobismo intellettuale per giunta non sostenuto da una adeguata e tangibile preparazione culturale suffragata nei fatti. Seppure nei loro regolamenti compaiano norme sottolineate in rosso, come quella di indicare in calce ai testi di proprietà altrui, la fonte degli stessi,  di tenere un comportamento educato e cortese nei confronti di tutti i membri iscritti, e di non mettere limiti alla pubblicazione di tutto ciò che rientra nell'ambito specificato, i primi a non rispettare le regole sono proprio gli amministratori che per giunta, non si capisce in base a quale criterio, si dimostrano estremamente tolleranti  con alcuni e accusatori senza motivazioni evidenti con altri, i quali, o sono continuamente ammoniti, o vengono espulsi senza preavviso. In questi gruppi sono vietate le condivisioni dei link, forse perché in questo modo ci si ritiene  ‘protetti’ dall’essere smascherati quando si copiano testi di articoli, anche di testate note, facendoli poi passare per propri al solo fine di ricevere like e commenti adulatori da parte dei membri.

Un atteggiamento questo intollerabile soprattutto considerando che queste stesse testate permettono la condivisione dei loro pezzi. Articoli, diciamolo chiaro, frutto del lavoro di giornalisti accreditati. Ma oltre, la gravità dell’appropriazione indebita di scritti altrui,  è l’atteggiamento, diciamo così (anti)’sociale’ che salta all’occhio in queste piccole  virtuali comunità che assumono le sembianze di veri e propri feudi nei quali non sono ammesse critiche, e nel peggiore dei casi nemmeno domande legittime e chiarificatrici, bensì si impone una conduzione schizofrenica nella quale l’utente  che entra con il solo fine di arricchirsi intellettualmente, non riesce a destreggiarsi. Da sempre l’uomo sente l’esigenza di riconoscersi in un gruppo e spesso pur di farne  parte è disposto a sottomettersi a regole assurde, rendendosi oltremodo ridicolo. Alcuni di questi gruppi ne sono un esempio , degno di una seria indagine sociologica. Ultimo punto, ma non certo meno importante è il ‘razzismo’ dilagante e tangibile  che vi si riscontra. Chi commette un errore grammaticale, anche banale, viene ripreso e deriso pubblicamente, senza che venga preso alcun provvedimento. 

In conclusione, è un vero peccato che certe iniziative, meritevoli in teoria, possano rivelarsi pessime nella pratica e che non vi sia un qualche  ' soggetto' di controllo che ne sorvegli l’operato.

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