IL RIVOLUZIONARIO CARAVAGGIO RACCONTATO DA SGARBI

di SUSANNA BENASSI Nell’intima, quieta e profumata atmosfera del teatro all’aperto della Versiliana, Ieri sera Vittorio Sgarbi, ipnotico  e affascinante critico d’arte, ha calamitato l’attenzione di una platea che  ha seguito attenta  il suo excursus sulla vita e la pittura di Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio. Un monologo che si è protratto più del tempo previsto (circa un’ora rispetto all’orario stabilito) ,intervallato dalle note del violino di Valentino Corvino, durante il quale Sgarbi ha messo in evidenza l’ eternità del personaggio Caravaggio e della sua arte attraverso un singolare parallelismo con la figura di Pier Paolo Pasolini che ha definito come l’omologo novecentesco dell’artista. Entrambi con una vita tormentata, con un profilo popolare e populista, accomunati da una morte drammatica. 

 

 

Ieri come oggi Merisi è stato un rivoluzionario. Uomo di talento, intelligente, capace di cogliere l’attimo fissando sulla tela la realtà senza finzioni. Come in uno scatto fotografico immortala l’azione così come si sta svolgendo mentre l’osserva. Ne è un esempio “Il ragazzo morso dal ramarro”, in cui è ritratto un giovane  pronto per posare a beneficio del pittore, ma un ramarro gli morde un dito ed e’ evidente l’espressione di dolore dipinta sul volto, di sorpresa nell’atteggiamento del corpo  che si contrae. Un evento imprevisto che Caravaggio coglie al volo e fissa sulla tela. Ma l’artista non possiede soltanto l’occhio puro capace di osservare la realtà senza veli, la prontezza di afferrare la vita, riesce a vedere oltre e lo mostra al mondo. Ha la capacità di sentire oltre l’udibile e mentre presenta il reale per mezzo di personaggi e ambienti poveri, esprime nei loro volti e nelle loro fattezze i sentimenti umani, anche quelli più nascosti e impronunciabili.

E’ un ateo e nelle sue rappresentazioni religiose sceglie di porre l’accento sul lato umano di Dio piuttosto che sulla sua trascendenza. Nelle sue raffigurazioni non c’è niente di spirituale, ma ogni dettaglio tende ad umanizzare e a rendere terreni i soggetti religiosi che dipinge. Ma il suo realismo non contrasta con lo spiritualismo cristiano, anzi lo esalta ponendo l’accento su Cristo,figlio di Dio che diventa uomo. In Caravaggio la spiritualità nasce dal basso invece che dall’alto.

“Caravaggio è un comunista rivoluzionario “ afferma Sgarbi “ E’ il simbolo del popolo che vince la battaglia sull’imperialismo”.

 

Caravaggio e Pasolini, ieri come oggi, come domani… perché cos’è l’arte? E’ ciò che l’artista vede e ci mostra per primo, che anticipa al mondo. Un messaggio di verità che non ha tempo.

 

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