UN “SARTO PER SIGNORA” DI SUCCESSO A PIETRASANTA

DI GIULIA BERTOLI

Da Pietrasanta a Parigi in un secondo. Il pubblico viene così condotto nella Francia della Belle Epoque e sbircia nel salotto di un medico, il dottor Molineaux, alias Emilio Solfrizzi: la luce del mattino filtra dalla finestra principale porgendo un'aria amichevole ad un ambiente sofisticato; i divani sono di un color tortora, i muri e le porte di un bianco candido, le tende panna, tutto coordinato. Il domestico in servizio spolvera qua e là in ogni angolo e la situazione sembra "normale", ma qualcuno rompe definitivamente il silenzio. Una vicenda ben studiata di intrighi amorosi, equivoci e scambi d'identità: sicuramente comica, all'apparenza poco impegnativa, ad un occhio più attento colma di contenuti importanti. "Sarto per Signora": questo il titolo della Pièce di Georges Feydeau andata in scena martedì 10 febbraio al Teatro Comunale di Pietrasanta,  con significativo tutto esaurito in sala. La moglie del dottor Molineaux si accorge che il marito non ha dormito a casa e non è ancora rientrato. La routine di ogni giorno esplode in una crisi di rabbia, dubbi e infinite bugie: il dottore e la sua amante, la moglie del dottore e la suocera che mette bocca in tutto, il marito dell'amante del dottore, un paziente anziano che arriva sempre al momento sbagliato, l'amante del marito dell'amante che sarebbe la moglie del paziente anziano: questi i personaggi che ruotano attorno alla vicendaMolineaux arriverà perfino a fingersi sarto affittando un piccolo atelier in cui potersi incontrare segretamente con la sua amante ma si ritroverà a fare il sarto per davvero con i "clienti" che entrano ed escono dal suo "negozietto". Come a dire  un menage di tradimenti in cui è difficile districarsi e che purtroppo in tanti casi rispecchia una triste realtà. Menage che però, va detto, dopo un pò potrebbe far dire a qualcuno: "Ok, abbiamo capito, allora? Come finisce?". Forse è commedia tirata troppo per le lunghe riproponendo la medesima dinamica durante tutto lo spettacolo,  ma ad ogni modo dall'humor vincente e studiata nei dettagli. Decisamente apprezzato il dialogo dei personaggi intercalato dal monologo con il pubblico ed  il modo in cui gli attori si muovono sul palco e giocano con la propria tonalità di voce alzandola ed abbassandola alternativamente. Per poi  cantare e ballare tutti insieme in una melodia recitata con esperienza. Parole-chiave? Incomprensioni, ambiguità e rimorsi, ma sopratutto un'acuta, lucidissima critica alla società. 

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