Marmo artistico: Pietrasanta sorpassa Carrara

Bye bye Carrara, la pole position è tutta di Pietrasanta

Chissà cosa direbbero Michelangelo, Canova ed il Bernini leggendo l’indagine dell’Istituto di Studi e Ricerca della Camera di Commercio. Carrara non è più il punto di riferimento nazionale, e non solo, dell’artisticità legata al marmo. Scalzata da Pietrasanta, dopo anche Milano e Roma. Da sola, la Piccola Atene, vale quanto l’intero distretto apuano della lavorazione artistica del marmo e della pietra sia in termini di imprese ed occupanti nel settore. Michelangelo e gli altri illustri grandi artisti probabilmente a questo punto si stropiccerebbero gli occhi e chiederebbero di rileggere ancora l’indagine. Doverosa una precisazione: l’indagine entra nel merito della sola ed esclusiva lavorazione artistica del marmo e della pietra che rappresenta una “nicchia”, se pur molto importante, del sistema della filiera, sia in termini produttivi che occupazionali rispetto alla capacità complessiva che è in grado di generare il settore del lapideo che si è confermato essere primo in Italia per esportazione di lavorati anche nell’ultimo trimestre (la Provincia di Massa Carrara contribuisce al 70% dell’intero volume produttivo del distretto apuo-versiliese).

 

 

66 laboratori e 270addetti a Pietrasanta, 60 nella Provincia di Massa Carrara di cui 42 nella sola Carrara, per 178 addetti. Non solo più imprese, anche più occupati: circa 100 in più. Quarta posizione per numero di imprese, settima per numero di addetti. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati forniti dall’indagine elaborata dall’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Massa Carrara presentata questa mattina a Carrara (info su www.ms.camcom.gov.it e www.isr-ms.it). “E’ chiara la volontà della Camera di Commercio, individuata dagli imprenditori come il soggetto più adatto per creare le condizioni di fare sistema tra botteghe-imprese-scuola, rimettere al centro, partendo già da Expo 2015, lafiliera del lapideo la lavorazione artistica del marmo che per secoli ha caratterizzato il nostro territorio”. La verità – analizza Vincenzo Tongiani, Presidente ISR – è che questo è un settore che ha tutte le credenziali per stare sul mercato, perché ha una grande penetrazione all’estero, realizza opere di alto valore estetico e simbolico applicabili in ogni ambito e settore; ha una lunga storia ed una forte tradizione nella lavorazione della pietra più apprezzata al mondo. Ma ha anche molte criticità”.

 

Le criticità sono rappresentante principalmente dallo scarso spirito di collaborazione da parte degli operatori artigianali ed artistici nel mettersi insieme per realizzare progettualità comuni (il 62% non è interessato a far parte di reti o consorzi tra imprese) e dall’alto rischio di una interruzione della trasmissione dei saperi alle nuove generazioni. Il 23,5% delle imprese campionate over 50pensa di chiudere l’attività, e solo il 3% è disposto a cedere il testimone ad un proprio erede o soggetto terzo. Per i giovani che decidono di intraprendere l’attività si tratta di una scelta di vita consapevole dove prendere le redini dell’azienda di famiglia, realizzare un progetto ed il desiderio di mettersi in proprio si dividono equamente tra le motivazioni. Secondario il ruolo della scuola. “Questo studio deve servire al territorio per tracciare una nuova rotta partendo dagli elementi vincenti e dalle criticità. E’ in atto – analizza Dino Sodini, Presidente della Camera di Commercio – un progressivo impoverimento culturale edartigianale senza precedenti. Se vogliamo salvare il settore dal rischio di una interruzione dei saperi – analizza ancora – è indispensabile ancorare la scuola alle bottega ma anche favorire e garantire la continuità della tradizione famigliare. I dati sull’export del lapideo – prosegue – sono molto positivi con il nostro distretto che torna ai vertici mondiali dimostrando grandissimo dinamismo. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme per recuperare quel pezzo di filiera che oggi manca, ed è indispensabile, anche attraverso incentivi e premi”. Il salone del “Marmo da indossare tra moda, design e Made in Italy” allestito nel contesto della presentazione del rapporto è un chiaro esempio di come si possa fare sistema tra imprese, se pur piccole, artigianalità e territori diversi ma connessi dalla volontà di fare squadra favorendo sviluppi e nuovi ambiti diapplicazione del marmo. In questo caso nel settore della moda e del lusso di alta gamma.

 

Carrara quarta in Italia, sesta per occupati. 60 imprese attive (42 a Carrara, 15 a Massa e 3 in Lunigiana), 2 su sono 3 artigiane (70%) e 178 addetti complessivi tra titolari, collaboratori, dipendenti ed apprendisti (131 a Carrara, 38 a Massa e 9 in Lunigiana). Il 60% sono impiegati nel settore artigiano, anche se negli ultimi anni la base occupazione media è scesa da circa 3 a 2,5 addetti, con gli occupati che sono calati (-3,5%) nonostante le imprese siano aumentate. Ciò nonostante, e nonostante la crisi e le difficoltà ben note che hanno caratterizzato il sofferto percorso del settore negli ultimi anni, laboratori ed imprese sono il 11% in più, rispetto al 2009, così come gli addetti (+8,5%). Complessivamente in Italia sono 2.522 le imprese del settore lavorazione del marmo e della pietra che danno lavoro a 10.536 addetti, un quinto dei quali impiegati nei primi 20 comuni a più alta densità artistica.

 

Belli, unici e realizzati con materiali particolari. Sono gli elementi che rendono un prodotto competitivo sul mercato. Meno importanti l’utilità del prodotto ed il rapporto qualità-prezzo a riprova che sul mercato la qualità è apprezzata e pagata. Due terzi (66%) lavorano su commissione, il 48% usa modelli di creazione propria ed il 38% va su indicazione di professionisti del design ed architetti. Il 62% delle imprese locali si rivolgono ai provati, ed in generale ai clienti abituali fuori zona (52%). Il mercato di riferimento più importante è quello estero dove traggono 40% del giro di affari, seguito daquello locale (30%) e nazionale (20%). A caratterizzare, e a validare ulteriormente il trend delle esportazioni di materiali lavorati, è l’altissimo profilo esterofilo delle imprese d’arte del territorio malgrado le loro ridotte dimensioni considerati in questi anni uno degli ostacoli alle esportazioni.

 

Più giovani, più produttivi e con fatturati in crescita.Le donne iniziano ad affacciarsi con prepotenza nel settore della lavorazione ed in particolare del design. E’ una tendenza degli ultimi anni che “spacca” un mondo dominato dagli uomini (84%) anche per la durezza del lavoro. Buon livello di istruzione, il 76% ha almeno il diploma ed il 28% dei lavoratori è laureato con punte elevate tra i più giovani, l’operatore locale ha mediamente 53 anni. Interessante è analizzare le differenze di fatturato (circa 217 mila euro all’anno) tra le imprese under 50 ed over 50 che non è collegata strettamente al livello di istruzione. Semmai all’età. L’imprenditore con meno di 50 anni alla guida di un’impresa ha una produttività per addetto impiegato di 108mila euro contro 50mila euro dell’azienda gestita da over 50.

Riduzioni ma non per le imprese governate da under 50 e imprenditori più istruiti che invece mettono il segno più di fronte alla voce fatturato. Rispetto al 2013 le imprese mediamente hanno denunciato un calo del giro di affari del – 1,8%. Le imprese gestite da imprenditori over 50 e con bassa scolarizzazione hanno perso e perdono anche nel 2014 circa il – 3%.

 

Passa parola e circuiti d’arte. Almeno per 7 imprenditori su 10. E’ ancora lo strumento promozionale più utilizzato dalle imprese insieme alla rete di conoscenze personali. Il 24% delle imprese punta su fiere e mercati, il 12% sulla promozione diretta del punto vendita ed il 10% sui social media (15% tra i giovani). Ma quali sono i settori o canali che potrebbero meglio promuovere la lavorazione artistica? Per 56% i circuiti d’arte, 52% internet, 32% settore lapideo. Il legame con attività ricettive, stabilimenti balneari e tour operators è invece considerato marginale (14%).

 

Gli ostacoli. Istituzioni poco interessate al settore per il 62% delle imprese. Per il 50% c’è la scarsa promozione delle attività del territorio. Per un terzo delle imprese è la difficoltà di acceso al credito e finanziamenti pubblici tra i principali fattori ostativi. Il 52% considera il nostro territorio poco ricettivo e sensibile al tema della lavorazione artistica del marmo. 

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