” Ballata di uomini e cani”: successo per Marco Paolini a Pietrasanta

di GIULIA BERTOLI

Botti di vino, bancone di legno, stracci sporchi qua e là, luci soffuse: una tipica taverna vecchio stampo in cui un uomo racconta agli amici le sue ultime disavventure, magari  tra un bicchiere e l'altro. In realtà siamo al Teatro Comunale di Pietrasanta  per il quarto appuntamento della stagione in prosa 2014-2015, la location organizzata sul palco rimarrà fissa per tutta la serata, è mercoledì 28 gennaio e l'uomo della taverna è Marco Paolini: drammaturgo, regista, attore di teatro, scrittore e produttore italiano di successo. Il sold-out era previsto da tempo e la sala gremita di spettatori ha sicuramente tolto ogni dubbio, confermando invece il totale apprezzamento nei confronti del cartellone firmato dal direttore artistico, Luca Lazzareschi. "Ballata di uomini e cani": questo il titolo dello spettacolo che l'attore di Belluno ha portato in scena, immedesimandosi nel personaggio di Jack London, che accompagnato dalla sua Symphony Band, racconterà tre storie avvincenti, "Macchia", "Bastardo" e "Preparare un Fuoco". Ed ecco che Paolini, nelle vesti di Jack, riesce a staccarsi di dosso l'etichetta di scrittore per ragazzi ed assume l'aspetto ironico dell'uomo che si mescola nella natura, che si schiera e si compromette parlando di libertà, vita, morte e del confronto quotidiano tra uomo e bestia. Le tre storie parlano proprio di questo: cani e padroni alle prese con rapporti difficili; Macchia era un bel cane ma combinava troppi danni, i padroni cercano di venderlo per ben 29 volte,, ma lui torna sempre da loro in un modo o nell'altro. Bastardo invece è sempre stata una bestia cattiva, ringhiava ed era anche storpio: non sentiva da un orecchio ed ha sempre odiato il suo padrone, il sentimento era reciproco; entrambi passarono la vita tentando di uccidersi l'uno con l'altro senza mai voler arrivare davvero in fondo: la morte non dava la stessa soddisfazione dell'odio eterno. Nell'ultimo racconto invece il cane in questione è un Husky; insieme al padrone dovranno attraversare molti chilometri circondati dalla neve a temperature rigidissime e con tanti ostacoli; il cane verrà usato per trovare le trappole prima del padrone cascando più volte dentro pozze d'acqua gelide, mentre l'uomo non riuscirà neanche ad accendere il fuoco. L'ambientazione delle tre storie non cambia mai;  montagne da scalare, scarpinate, grigiore, nebbia e gelo sono le caratteristiche principali mentre il cane assume un ruolo fondamentale: non sempre un amico fidato dell'uomo, ma un corrispettivo stesso dell'essere umano, con pregi, difetti, ed insegnamenti di vita utili. Decisamente gradito l'aspetto del monologo in dialetto veneziano, tipico del teatro civile, accompagnato dalla ballata dei tre musicisti, sul palco insieme a Paolini: le musiche originali sono state composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi, Angelo Baselli e Gianluca Casadei; un simposio di competenze tra parole, gestualità, suoni e luci. 

 

 

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