“Non ho mai avuto paura adesso, dopo il primo attacco di panico, vivo nella continua angoscia che si possa ripresentare; tutta la mia vita è condizionata, non vivo più, la gioia è stata sostituita dalla paura della paura”
Nella pratica clinica quotidiana questa è la descrizione che le persone affette da disturbo di panico fanno del loro disagio. In campo artistico probabilmente l’opera più famosa a livello mondiale e che meglio riesce a sintetizzare l’esperienza del panico è “L’urlo” di E. Munch (1893).
L’artista così descrive l’esperienza che ha ispirato il dipinto:
“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura” (Fonte: Wikipedia).
Indubbiamente si tratta di un momento di angoscia improvvisa che è clinicamente riconducibile ad un attacco di panico, ovvero, un’esperienza improvvisa di angoscia e terrore che segna in maniera indelebile l’orizzonte esistenziale di quell’individuo. Infatti, le persone che l’hanno provato spesso dividono la vita in prima e dopo l’attacco di panico. Questo perché nella maggior parte dei casi si sviluppa rapidamente il terrore dell’attivazione del sistema del panico, in genere non prevedibile e assolutamente terrorizzante. Questa condizione clinica, talora più invalidante degli attacchi di panico stessi, è definita ansia anticipatoria, la “paura di avere paura”. Rapidamente compaiono preoccupazioni ipocondriache, ricerca di rassicurazione medica ed evitamento di tutte quelle situazioni nelle quali solitamente si sperimentano crisi di panico (ambienti affollati, ambienti chiusi, spazi aperti, lontananza da casa, ecc). Nei casi più impegnati le persone non riescono a stare da sole nel timore di sentirsi male e non poter essere aiutate. L’esperienza di distacco dalla realtà talora assume la connotazione della derealizzazione, una sensazione penosa e angosciante di essere distaccati, lontani, come di “vivere in un sogno”. Molti di questi aspetti sono evidenti anche nel dipinto di Munch dove le persone sono sullo sfondo e l’artista si sente assolutamente solo in un mondo terrorizzante.
Se non trattato il disturbo di panico tende naturalmente a ricorrere ed a condizionare in maniera sempre più marcata la vita delle persone. Fortunatamente, ad oggi sono disponibili interventi molto efficaci sia sul piano della farmacoterapia sia della psicoterapia. Di questo ed altro ancora parleranno il Dott. Gaspare Costa (psicoterapeuta) e la Dott.ssa Maria Sole Montagnani (psichiatra/psicoterapeuta) giovedì 27 novembre alle 21 presso la Sala Fontana della Misericordia di Seravezza.