LA VERSILIA NASCOSTA E I SUOI MILLE TESORI MINERARI SVELATI DA SIMONE PARDINI

di Nicola Giannaccini

La Versilia, con quel suo lembo di terra che si estende dai monti al mare, è una tra le più splendenti perle turistiche d'Italia, dove natura, arte e storia si fondono in un ambiente quasi magico, sospeso tra il silenzio contemplativo e l'atmosfera festaiola. Un territorio conosciuto in tutto il mondo per la cultura, la cucina e i paesaggi mozzafiato, ma fatto anche di realtà meno note e altrettanto interessanti. È il caso dei diversi giacimenti minerari custoditi gelosamente dalle Alpi Apuane in un dedalo di gallerie e grotte sparse per tutto il comprensorio montano. Luoghi che per centinaia di anni hanno tenuto nascosti minerali di straordinaria rarità e che continuano a riservare sorprese a studiosi ed appassionati. Basti pensare alle scoperte degli ultimi decenni che hanno portato alla luce specie mineralogiche sconosciute fino ad allora, tra i quali l'Apuanite e la Versiliaite. Ma oggi alcuni di quei meravigliosi cunicoli sotterranei, scavati già a partire dall'anno Mille e arrivati indenni fino ai giorni nostri, non sono accessibili al pubblico. Un esempio tra tutti è dato dalle ex miniere della E.D.E.M. (“Monte Arsiccio” vicino a Valdicastello e “Buca della Vena” a Stazzema), una società estrattiva che ha cessato la sua attività circa 30 anni fa. Per la zona pietrasantina, oltre alla messa in sicurezza, sarebbero necessari importanti interventi di bonifica per scongiurare i rischi dell'inquinamento denunciati dagli abitanti dello stesso paese di Valdicastello. Ma il costo delle operazioni ammonta, ci dicono, a diversi milioni di euro, una somma che gli Enti non hanno in cassa. E allora – in attesa di una soluzione dovuta e seguendo la prassi – è stato nominato nel febbraio 2013 un direttore (Giovanni Santomaso) che ha affiancato Simone Pardini. Il sorvegliante del sito in questione, nonché esperto di gemme ed analista di diamanti, con il quale abbiamo fatto il punto della situazione.

 

Simone, quali sono i principali giacimenti minerari della Versilia e dove si trovano?

Le montagne versiliesi ne ospitano diversi, e le circa 200 specie di minerali che si possono rinvenire nel territorio fanno delle Alpi Apuane uno dei patrimoni di questo genere più importanti al mondo. Ma vediamo nel dettaglio quali sono i principali. In terra di Stazzema ci sono alcuni siti di grande importanza: “Calcaferro”, che dista pochi passi dal paesino Le Mulina, “Buca della Vena”, che si trova più a valle nella frazione di Pontestazzemese; le argentiere del “Bottino”, in località Gallena. Sempre all'interno del comune – vicino alla cittadina di Sant'Anna – è possibile osservare il giacimento rame-argento noto con il nome di “Buca dell'Angina” e, poco lontano, le bellissime argentiere. Sulle colline di Pietrasanta, invece, è situata la miniera del “Pollone”.

 

Alcune delle aree archeo-minerarie in questione, però, necessitano di seri interventi. Potrebbero essere valorizzate e trasformate in mete turistiche?

Mi viene in mente ad un incontro che feci qualche tempo fa con una coppia di turisti tedeschi, mentre passeggiavo nei dintorni del Monte Arsiccio. Mi dissero che sarebbe un luogo meraviglioso se soltanto fosse più curato. Un pensiero che approvo, anche perché alcune miniere versiliesi, oltre a favolose mete turistiche, potrebbero rappresentare eccellenti percorsi di interesse scientifico. Progetti di recupero in cantiere? È stato presentato un piano di messa in sicurezza, e negli anni passati abbiamo provveduto a segnalare con dei cartelli le gallerie di ingresso alle zone pericolose. In ogni caso sono davvero felice che la proposta di chiudere le entrare dei siti a rischio sia stata definitivamente archiviata: avremmo perso un qualcosa di inestimabile valore.

 

Adesso concentriamoci sulla questione scientifica. Perché l'intero territorio risulta così interessante da questo punto di vista?

Il suolo della Versilia è incredibilmente ricco, grazie anche alla sua particolare conformazione. Ci sono minerali rarissimi ed altri che si possono osservare soltanto da queste parti. Specie che, stando alle stime attuali, dovrebbero essere all'incirca 28. Per dare un'idea di tutto ciò, posso portare l'esempio dell'eccezionale ritrovamento dei cristalli di Geocronite e della scoperta di Bottinoite nella miniera del Bottino a Stazzema, o ancora del rinvenimento, nel 2013, di un nuovo composto – l'Arsiccioite – proprio nella zona del Monte Arsiccio. E sono convinto che ce ne siano molti altri in attesa di essere individuati e studiati.

 

Per quale motivo la ricerca mineralogica è così importante?

Dallo studio dei minerali si possono ricavare molte informazioni, a partire dalla genesi delle montagne. Ma non è tutto perché anche la tecnologia ne trae vantaggio: come cambierebbe il mondo se si scoprisse che uno degli elementi che compone una roccia potrebbe funzionare da superconduttore?

 

Qualche tempo fa il suo nome è apparso su diverse riviste scientifiche. Può spiegare il perché ai nostri lettori?

Durante un'escursione sulle nostre montagne, trovai un minerale di colore nero che non avevo mai visto prima. Così lo feci analizzare e scoprii che si trattava di una specie molto rara, fino ad allora ritenuta presente soltanto nei dintorni della città di Madoc, in Canada. Avevo tra le mani un campione di Sterryite.

 

Cambiamo argomento e ci dica qualcosa in più di lei e della sua passione.

Come credo che si sia compreso, provo verso la mineralogia un grandissimo amore che coltivo fin da bambino, quando il mio vicino di casa mi portò per la prima volta a spasso per i monti, introducendomi nel mondo delle rocce. E questa mia passione si fonde perfettamente con il grande sentimento che ho verso la natura: mi piacciono le piante, gli animali, i paesaggi e tutto quello che di verde ci circonda. Un'emozione che mi ha portato in viaggio per tutto il mondo: dalla Patagonia all'India, dall'Ecuador all'Argentina, dai deserti ai mari, e, tra le varie tappe, non poteva mancare il magico Machu Picchu.

 

E qual è il suo rapporto con la Versilia?

Sono affascinato sia dai monti che dal mare, e quindi il territorio versiliese è, per me, perfetto e ricco di stimoli. Da diversi anni infatti sono presidente del “Gruppo Mineralogico Paleontologico Versiliese”, un'associazione abbastanza ristretta, ma che comunque non manca di organizzare diverse iniziative, tra cui mostre e gite didattiche per conoscere antiche cave, lizze, affioramenti di filoni e giacimenti coltivati in epoche passate. In occasione della riapertura delle miniere di mercurio a Levigliani, per esempio, io e gli altri associati facemmo da guide ai visitatori.

 

Salutiamoci parlando dei suoi progetti in agenda.

Sto collaborando alla stesura di un articolo che sarà pubblicato su una delle maggiori riviste specializzate in mineralogia, la “Mineralogical Record”. Il mio compito è quello di parlare di alcuni campioni di Boulangerite usciti dalle Alpi Apuane.

 

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