L’ENIGMA NIETZSCHERIANO DI DE CHIRICO

di SUSANNA BENASSI  "Ogni verita' è semplice". Non è questa una doppia menzogna? ( Nietzsche , Il crepuscolo degli dèi )

Diciamo la "verità"… cosa c'è di più intrigante che trovarsi di fronte ad un enigma? Il  mistero, l'eccitazione, il semplice immaginare cosa si nasconda oltre,produce piacere  mentale e fisico.Trovare la chiave che apre la porta e guardare dentro e' l'unico modo per risolvere il rebus…o, forse no?

Giorgio de Chirico (Vòlo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) pittore e scrittore, esponente di spicco della pittura metafisica, può essere definito "Il Signore degli Enigmi". I suoi dipinti sono rappresentazioni di oggetti che sembrano come dimenticati,abbandonati a più riprese e casualmente, in un luogo anonimo, senza tempo.Elementi architettoni, squarci di piazze, sculture greche, o parti di esse, locomotive,guanti di lattice, vele, poltrone, manichini e quant'altro, uniti sulla scena, divisi nella loro incompatibilità. Qual e' il senso? Non c'è ,perché nella metafisica la logica "decade",quel filo conduttore che siamo abituati a seguire che ci permette di collocare ogni cosa al suo posto e costruire un quadro d' insieme  che abbia uno specifico significato razionale, scompare.Ogni forma fisica e' un semplice involucro vuoto, un niente, a cui noi attribuiamo un determinato "contenuto" e un preciso spazio. Ma se svuotassimo il contenitore, o lo collocassimo altrove, lo priveremmo dell'identità che gli abbiamo attribuito e non saremmo più in grado di riconoscerlo.Ci perderemmo,allora ,entrando in un mondo nuovo, dove per orientarsi e' necessario cambiare prospettiva, imparare un nuovo linguaggio, osservare non per mezzo della vista, ma attraverso l"impressione".Quel mondo non è "fisico", va oltre, libera l'essenza, dalla zavorra della forma. De Chirico sostiene che i pensieri che possiamo formulare,sono di due tipi, quelli pensati su informazioni sensoriali, quindi derivanti da una percezione della realtà fisica fotografata attraverso i cinque sensi, e quelli che prendono forma nel nostro cervello attraverso l'"impressione". I sentimenti, non hanno una forma "definita", ma "mentale". La metafisica e' la capacità di dare forma alle sensazioni, così come le percepiamo, superando l'ostacolo fuorviante dell'aspetto "concreto" delle cose."Sentire" noi stessi e ciò che ci circonda e non semplicemente "vedere" con gli occhi. Osservare un oggetto e crearne nella mente, l'immagine "impressione-sentimento" che questo ci provoca dentro. La tristezza ad esempio e' "mancanza" ,"oscurità" e l'artista la rappresenta con il "vuoto", il buio, quello che non c'è'. La solitudine e' la piazza deserta, la felicità, la luce. In De Chirico emerge incisivamente il pensiero nietzscheriano, con il quale s'identificata, tanto  da scrivere.in una lettera a Fritz Gratz : "Sono l'unico uomo che ha capito Nietzsche. Tutte le mie opere lo dimostrano". La "verità" intesa come enigma,e' alla base della pittura di De Chirico, così come il tema dell' "eterno ritorno dell'uguale", della ciclicità dell'esistenza, in cui tutto si ripete all'infinito e pur cambiando resta fedele a se stesso. Il tempo è "sospeso", perché il passato e il futuro sono entità inestistenti, solo il presente conta, perché noi "siamo" adesso.

L'"Enigma di un pomeriggio d'autunno" , dipinto tra il 1909 e il 1910, e' considerato dai critici, la genesi della pittura Metafisica. Così lo descrive, lo stesso autore, in un manoscritto del 1912: « …, dirò ora come ho avuto la rivelazione di un quadro che ho esposto quest'anno al Salon d'Automne e che ha per titolo: L'enigma di un pomeriggio d'autunno. Durante un chiaro pomeriggio d'autunno ero seduto su una panca in mezzo a Piazza Santa Croce a Firenze. Non era certo la prima volta che vedevo questa piazza. Ero appena uscito da una lunga e dolorosa malattia intestinale e mi trovavo in uno stato di sensibilità quasi morbosa. La natura intera, fino al marmo degli edifici e delle fontane, mi sembrava convalescente. In mezzo alla piazza si leva una statua che rappresenta Dante avvolto in un lungo mantello, che stringe la sua opera contro il suo corpo e inclina verso terra la testa pensosa coronata d'alloro. La statua è in marmo bianco, ma il tempo gli ha dato una tinta grigia, molto piacevole a vedersi. Il sole autunnale, tiepido e senza amore illuminava la statua e la facciata del tempio. Ebbi allora la strana impressione di vedere tutte quelle cose per la prima volta. E la composizione del quadro apparve al mio spirito; ed ogni volta che guardo questo quadro rivivo quel momento. Momento che tuttavia è un enigma per me, perché è inesplicabile. Perciò mi piace chiamare enigma anche l'opera che ne deriva. »





"Enigma di un pomeriggio d'autunno" (Collezione Privata)

Suggeriti

Informazioni sull' Autore Giacomo

Lascia un commento