Pierotti: da Senna a Berluscrotto fino a Schettino. ” L’arte non si ‘ recinta’”

di GIULIA BERTOLI

Dal crocifisso di Tor Vergata a Berluscrotto, dal binario 21 allo sc(ogli)hettino. Di provocazione in provocazione, Stefano Pierotti, artista versiliese di riconosciuta notorietà e valore,  non si dà per vinto e continua a dire la sua attraverso quell'ispirazione artistica che inconsciamente, fin da piccolo non l'ha mai abbandonato. Abile e creativo, protegge gelosamente e perfeziona il patrimonio artistico di famiglia, seguendo le orme della madre e dello zio. 

Contrario a quegli schemi che attanagliano l'arte recintandola e costringendola a vie obbligatorie, l'artista deve ritenersi libero di esprimersi e saper trovare il divertimento, anche attraverso il dramma più infelice. 
 
DOMANDA: Com'è iniziata la sua passione per l'arte e come ha capito che ne avrebbe fatto il suo lavoro?
RISPOSTA: In realtà fin da piccolo ho sempre respirato un'atmosfera artistica grazie alla mia famiglia. Mio zio era uno scultore conosciuto di Pietrasanta e mia madre mi faceva giocare con il pongo e con la creta; fu il mio primo approccio, ed io non potevo esserne ancora cosciente, ma stavo assorbendo tutta quella grande passione per l'arte. Alle scuole medie i miei professori dicevano che avevo una predisposizione artistica e che avrei dovuto seguire quell'indirizzo, ma ero convinto che non fosse la strada adatta a me. Sono diventato un perito tecnico e nel mentre mi divertivo a realizzare i primi ritratti ed alcune sculture. Alla morte di Senna ho realizzato un monumento in suo onore e l'opera ha avuto successo ed è stata notata da un gallerista. Ecco com'è diventato il mio mestiere, una vera condanna a morte-ridendo.
D: In che senso una condanna a morte?
R: Purtroppo è un lavoro con cui non si hanno molte certezze da un punto di vista economico, servirebbe un lavoro stabile come sicurezza e poi questo in secondo piano. In più è difficile avere uno spazio consono in cui potersi esprimere, sono lotte continue, l'arte ormai è influenzata dal mercato e segue delle regole di business ben precise: sempre i soliti volti, poca libertà di espressione e troppi schemi.
D: Le sue opere risultano essere sempre molto crude e provocatorie. Perchè? Qual'è il messaggio che vuole mandare attraverso questo atteggiamento?
R: E' un po il solito concetto degli scioperi: se la gente ti segue e lo sciopero funziona, allora verrai ascoltato, o almeno lo speri. Le provocazioni sono fatte apposta, altrimenti pochi ti ascoltano e non potrai mai cambiare niente. E' un modo per dire la mia, per protestare contro le ingiustizie politiche, ad esempio, per far valere le mie opere, per riuscire a sdrammatizzare su una tragedia. Non amo molto le regole e gli schemi, sono consapevole di avere uno spirito anarchico ed anticonformista, che appare infatti in ogni mio  lavoro. 
D: Tutti sappiamo ormai della vicenda del Crocifisso di Tor Vergata. Dopo averlo verniciato di rosso, se l'è riportato a casa? Che fine ha fatto?
R: Assolutamente no, non l'ho mai ripreso. Questa faccenda mi ha talmente sdegnato che non la sento neanche più come un'opera realizzata da me. Il crocifisso è stato esposto a Tor Vergata nell'anno del Giubileo solo nel giorno in cui lo abbiamo inaugurato, dopodichè è stato letteralmente dimenticato ed abbandonato a se stesso. Le mie lettere ed i servizi in TV non sono serviti a nulla, ho deciso di verniciarlo di rosso per protesta. La mia idea della Chiesa è cambiata molto in negativo dopo questa esperienza.
D: Per quanto riguarda il volto di Berlusconi insanguinato? Ha ricevuto delle minacce?
R: Eccome. Minacce su Facebook che non mi hanno stupito per niente, ma non se ne poteva più. Quando ho realizzato " I Berluscrotti" non si parlava che di lui, era diventata un'ossessione. Però quello che c'è di positivo è che pochi giorni dopo l'esposizione si è dimesso. Ovvio, nessuna correlazione. 
D: Ma passiamo alla sua ultima creazione: "Sc(ogli)hettino". Ha installato il cartello stradale sia a Livorno che a Marina di Pietrasanta. Ha potuto notare reazioni diverse? Il Sindaco Domenico Lombardi non si è ritenuto d'accordo con il suo gesto, in quanto privo di autorizzazione, "ok alla libertà di espressione, ma servono i permessi" ha ribadito; Cosa ne pensa?
 
R: Ho avuto l'idea nei giorni immediatamente successivi alla tragedia della Costa Concordia, ma ho pensato che non fosse ancora il momento. Poi tre settimane fa ho piantato il cartello stradale a Livorno, e mi sono nascosto a filmare le reazioni dei passanti. Stessa cosa a Marina di Pietrasanta, ma i livornesi l'hanno presa più a ridere. Il Sindaco Lombardi vuole incontrarmi, non è rimasto troppo soddisfatto. Credo che Pietrasanta sia ferma artisticamente, e questo è un peccato perchè ha faticato molto per diventare la piazza che è oggi. Ma non progredisce, ci sono sempre " i soliti famosi" e nessun sito disponibile per tutti gli altri artisti, anche giovani stranieri che potrebbero portarci nuove idee. L'arte non può essere recintata da un permesso, io non ho invaso nessun suolo pubblico in quanto non sono un venditore ambulante con una bancarella, ho solo mostrato qualcosa. 
D: Come si fa a trovare la giusta ispirazione artistica?
R: E' una domanda a cui non ho ancora trovato risposta. Quello che so per certo è che se ti sforzi di cercarla, non la trovi mai. Deve apparire come un fulmine a ciel sereno, nel momento più inaspettato e comunque sono fasi che si attraversano. Ci sono periodi in cui hai mille ispirazioni, periodi in cui non ne hai nemmeno una. 
D: E lei adesso in che periodo è? Ha progetti per il futuro?
R: Adesso mi sento in un periodo di forte attività creativa, quindi si ho diversi progetti per il futuro. Poi li vedrete.

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