IL TORMENTATO EROTISMO DI EGON SCHIELE

di SUSANNA BENASSI. “Nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quand’è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco.” (Egon Schiele)

 

Le tematiche di fondo di  Egon Schiele (Egon Leon Adolf Schiele -Tulln, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918), pittore e incisore espressionista austriaco, dalla breve, ma intensa vita, (scomparso  a soli ventotto anni stroncato dalla "febbre spagnola"), sono l'erotismo e la morte, rappresentati attraverso corpi, maschili e femminili, distorti,spesso mancanti di parti anatomiche, o al contrario resi deformi da un'esagerata sproporzione di alcune di esse. Artista prolifico, ha lasciato in dote circa tremilacentoquaranta  opere tra dipinti, acquerelli e disegni.La personalità di Schiele, così come la sua intera esistenza e' complessa. Nasce alla fine del 1800 in una Vienna in cui i movimenti culturali sono in fermento, terreno ideale per lo sviluppo di un dibattito intellettuale sui temi esistenziali e in particolare sulla sessualità. E un momento storico che segna la fine di una concezione statica della condizione umana e l'inizio di una nuova epoca dove il "dubbio", elemento cardine, induce alla riflessione e alla messa in discussione di tutte quelle certezze date per scontate fino a quel momento. Un passaggio doloroso che fa nascere, angosce, frustrazioni e senso di inquietudine.
Schiele che perde il padre affetto da disturbi mentali, a soli quindici anni e il cui rapporto con la madre e' all'insegna di una conflittualità costante,focalizza il suo interesse su un'introspezione portata agli estremi. Prima che osservatore del mondo, lo è di se stesso. S'interroga, cerca di cogliere ogni suo più intimo sentimento e lo riconduce in superficie  attraverso il disegno.Il suo complesso rapporto con la sessualità, lo costringe in un limbo psicologico,diviso tra il desiderio di dar corso alle proprie pulsioni e il senso di colpa che gli deriva dall'averle messe in pratica.Ma forse, più di questo, e' l'ambivalente esigenza di amare ed essere amato e la paura di essere abbandonato, a spaventarlo.Come di fronte ad uno specchio dialoga con il suo Alter Ego sulle proprie paure, debolezze, ossessioni e attraverso questa analisi personale, individua la sua chiave di lettura universale dell'animo umano.
Dipinge "L'ABBRACCIO (GLI AMANTI) nel 1917, in pieno conflitto mondiale. La scena che fotografa l'abbraccio di due amanti, non ha niente a che vedere con il sesso, o con l'amore, immortala il momento successivo all'atto sessuale ed esprime con forza un sentimento di struggente disperazione  per l'imminente distacco. Il senso di caducità che ammanta l'esistenza, per il quale tutto ciò che ha un'inizio e' destinato a finire, e' in quest'opera reso intensamente drammatico nel corpo teso dell'uomo che pare non volersi sciogliere dall'abbraccio, e di contrasto, nella posa tenera, forse rassegnata e consapevole della donna che tenta di consolarlo e rassicuralo. La solitudine esistenziale in cui ogni essere umano e' costretto suo malgrado a vivere, si esaspera, silente preludio all'imminente separazione, in quello che potrebbe essere l'ultimo "contatto", non solo fisico, ma soprattutto spirituale. Le opere di Schiele spesso definite "scandalose" per la loro ostentata immediatezza, ricordano le tavole anatomiche che vengono utilizzate per lo studio del corpo umano. I suoi disegni, sembrano riprodurre attraverso una forma corporea, spesso distorta,amputata, o esageratamente ingrandita una fotografia nuda e pura, priva di qualsiasi malizia, di stati emotivi colti nella loro estremizzazione. Schiele somiglia ad un adolescente alla ricerca di una propria identità, un espressionista "ante litteram" che si espresso per mezzo di un proprio unico ed originale stile.

L'ABBRACCIO (GLI AMANTI) 1917- Si trova presso la Osterreichische Galerie Belvedere ( Galleria Austriaca del Belvedere) di Vienna.

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