LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA DI SALVADOR DALI’,A NEW YORK

di Susanna Benassi

 

IL SURREALISMO

Il Surrealismo è un movimento artistico nato ai primi del novecento che interessò arte, letteratura e cinema. Il fondatore fu André Breton (Tinchebray, 19 febbraio 1896 – Parigi, 28 settembre 1966) poeta e critico d’arte francese. Influenzato da Freud e dalla sua “Interpretazione dei sogni” ritenne che l’aspetto onirico fosse stato troppo sottovalutato dalla società e degno quindi di essere rappresentato e messo in luce. Il primo Manifesto, che ne descrisse i contenuti risale al 1924 e così affermava: « Il Surrealismo è un automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere con le parole, la scrittura, o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. » In pratica, nel sogno l’inconscio e quindi il pensiero è libero di fluire svincolato dalla censura della razionalità, ma poiché è attivo anche durante la veglia può essere “evocato” attraverso tecniche precise; e i Surrealisti ne avevano diverse per tentare di abbattere la diga della ragione e lasciar scorrere il “pensiero puro”. La più famosa e’ quella del “cadavre exquisi” (cadavere squisito) che prese il nome dal primo tentativo sperimentale messo in atto dal gruppo di Breton: ogni componente doveva scrivere una parola su un foglio bianco che avrebbe poi coperto in modo che nessuno dei successivi scriventi potesse leggerla e rimanerne influenzato. Il risultato fu la seguente frase :” Le cadavre exquis boira le vin nouveau” (“Il cadavere squisito berrà il vino nuovo”). Lo stesso procedimento veniva seguito nella pittura. Ma oltre alla tecnica sicuramente originale che in concreto esprimeva sensazioni attraverso simbolismi all’apparenza scoordinati, come accade nel sogno, il pensiero Surrealista aveva una matrice “anarchica” poiché rinnegava le regole, l'estetica e il moralismo in nome di una libertà istintiva e autoreferenziale. Uno dei più’ grandi esponenti del Surrealismo pittorico, fu Salvador Dali’ (Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech -Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989). Alla domanda:” Cos’è il Surrealismo?” ,rispose: “Il Surrealismo sono io”. Personaggio eclettico e stravagante, pittore, scultore, sceneggiatore, cineasta, scrittore dotato di grande talento pittorico e di una fervida immaginazione è stato il maestro del “simbolismo”. L’elefante, l’uovo, l’orologio sono immagini ricorrenti nelle opere dell’artista il quale raccontava di aver sviluppato una tecnica propria di "automatismo psichico" consistente in due fasi: la prima, che definiva “paranoica”, in cui lasciava affiorare le sensazioni provenienti dal suo inconscio e la successiva cosiddetta,“critica”, attraverso la quale in una sorta di ”razionalizzazione del delirio” quelle sensazioni assumevano una forma oggettuale.  
Nella “Persistenza della memoria”, famosa opera di Dalì, figurano una serie di orologi “molli”, (che l’artista raccontò di aver ideato osservando la mollezza di una fetta di Camembert ), simbolo del tempo deformato dalla memoria, dilatato o ravvicinato a seconda dei casi da una percezione del tutto soggettiva che non risponde a regole imposte. E la medesima condizione di un “tempo senza tempo” è vissuta in sogno dove la sensazione di per se’ è la protagonista assoluta perché slegata da tutti quei parametri convenzionali che la coscienza pone in primo piano, distraendo la mente dal vero punto focale che solo l’inconscio riconosce: l’effetto che questa determina. Nell’attività onirica così come nel meccanismo della memoria la percezione del tempo, dello spazio e della realtà oggettiva si elasticizzano e si deformano soggettivandosi. Il dipinto mostra uno scenario tipicamente “surreale”, (“sopra la realtà”), di un spazio non definito nel quale gli oggetti distribuiti senza consequenzialità o nesso logico sembrano essere stati posti a casaccio dentro la tela. Un paesaggio spoglio fa da sfondo raccoglitore di oggetti dipinti in una bizzarra commistione di toni caldi e freddi e di ombre scure. Il contesto naturale è dato da pochi elementi essenziali e primitivi: la roccia, la terra, l’acqua. Gli orologi molli, simbolo primario del tempo, s’impongono sulla scena monopolizzando l’attenzione dell’osservatore che solo in un secondo momento individua al centro della tela, quasi nascosta sotto uno di essi, una testa con un occhio chiuso: il sognatore. Le opere di Dalì posseggono un’anima propria e producono un effetto impattante e insolito su chi le osservi. I colori, le forme, la loro stessa 'distribuzione' catturano l’attenzione e sconcertano, respingono, quasi suggeriscono di rinunciare a capire ciò che ci vogliono comunicare, ma allo stesso tempo ci inducono a seguirle e come sotto l’effetto di un incantesimo che squarcia il muro della ragione entriamo in un’ altra dimensione e l’ enigma si svela direttamente dentro il nostro inconscio. Ci accorgiamo di aver compreso, ma non sappiamo come. Pur attraverso l’enigmaticità surreale del simbolismo, il messaggio crudo, disinibito, spesso sconcio, ma così obiettivamente “vero” da non poter essere respinto, ma accettato e compreso, colpisce e ci penetra dentro come un proiettile.

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