Ricordando così un po' i “vecchi tempi” quando conobbe Paolo Ruffini durante la trasmissione Rai “Scalo 76” ed un po' elogiando il presentatore dei dibattiti al Caffè, Povia si racconta: spiega di aver abbandonato i teleschermi ed aver preferito Internet, per la precisione myspace, come mezzo di propagazione della sua arte. “ Se io cantassi una canzone, arrivato ad un minuto e mezzo, verrei stoppato perché, in Tv, ci sarebbe necessità di parlare di tette e culi” è questa la frase, forse forte, indubbiamente ironica che apre l'argomento riguardo la richiesta di legge sulla musica: essa non viene riconosciuta come cultura, ma semplice intrattenimento. Tra i vari aspetti di questa ricerca per una “salvezza artistica” di totale diritto, è stato formulata la richiesta alle radio italiane di passare canzoni italiane per il 50% di tutto ciò che viene proposto da una radio. Ad oggi le stazioni radio sfruttano in media, solo un 15% degli output artistici italiani lasciando il restante 85% alla discografia straniera: con ciò, dice Povia, “anche il nuovo Vasco Rossi che potrebbe nascere, viene automaticamente escluso”. Il concetto di “tornacontocrazia” non tarda ad essere esplicato: il sistema radiofonico ne è completamente partecipe. Racconta il cantautore di aver pagato migliaia di euro per essere pubblicizzato da una tra le più importanti radio italiane e ciò nonostante, le sue canzoni non sono mai state mandate in onda in seguito. Altra critica mossa agli usi e costumi televisivi è proprio che “oggi il messaggio trasmesso dalla tv è partire dall'alto senza fare gavetta”: non ci sono mezzi termini: o superstar o niente. Se in Italia abbiamo una forte richiesta di cover band ovvero, band che riproducono canzoni d'altri, “in America, -dice Povia – con ammirazione per l'ideologia d'oltre oceano, c'è molto più spazio per i cantautori”. Finita la parte del dibattito in cui la dialettica ha prevalso, silenzio “in sala” ed orecchie tese: il pubblico in numero ridotto ed incantato ascolta un primo mix tra i due successi dell'artista intitolati “Quando i bambini fanno oh” e “Vorrei aver il becco”. Povia prosegue con pezzi inediti, almeno alla tv, come “ E’meglio vivere una spiritualità”, “Due navi” in dedica alla moglie ed un pezzo intitolato “Vecchio saggio” e dedicato allo scrittore Tiziano Terzani. Insomma, come non dare ragione ad un altro scrittore-poeta della celebrità di Heinrich Heine che in una delle sue massime ci ricorda che “là dove finiscono le parole….inizia la musica”? Forse Povia lo ha letto, facendo sua questa domanda dalla risposta ben definita.
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