Microonde, dal forno alla lotta contro il crimine

Un nuovo dispositivo per distruggere il sistema elettrico delle auto
Lo stesso principio che permette di riscaldare un cibo precotto può essere usato per fermare i ladri in fuga. A patto che siano al volante. Gli americani in materia di lotta al crimine hanno poco da invidiare al resto del mondo.
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L’ultima “trovata” è semplicissima: utilizzare le microonde per friggere il sistema elettrico delle automobili e fermarne la corsa. È questa la sfida lanciata dal centro di ricerche tecnologiche Eureka Aerospace, a Pasadena, negli Stati Uniti.

Il meccanismo è semplice: un dispositivo emette radiazioni calcolate e indirizzabili che fanno impazzire il sistema elettrico della vettura. Uno strumento particolarmente utile per le forze dell’ordine, che potrebbero così mettere fine in modo “pacifico” a pericolosi inseguimenti, ma anche per i militari, che non possono che accogliere positivamente un nuovo metodo non dannoso per l’uomo che riesce a mettere fuori uso le auto che varcano il confine di sicurezza.
L’idea è di lanciare degli avvertimenti alle macchine che si avvicinano troppo agli obiettivi militari, come le caserme o i centri di comunicazione – ha spiegato James Tatoian, amministratore delegato di Eureka Aerospace -. Se non obbediscono, è possibile colpirli con il raggio per impedire che si avvicinino ulteriormente”.

Tatoian e il suo team stanno lavorando a questo progetto dal 2003. L’attuale prototipo non è dei più maneggevoli: è lungo circa 2 metri, largo uno e pesa un quintale. La tecnologia utilizzata è la stessa alla base dei forni a microonde, ma la frequenza è stata modificata per meglio adattarsi al materiale del bersaglio. In ogni caso non dovrebbe essere dannosa per l’uomo. “Non ci sono effetti biologici” ha garantito Tatoian.

Per mettere fuori uso le auto, il dispositivo deve prima di tutto generare energia, che viene amplificata da un generatore; l’energia viene quindi convertita in radiazioni a microonde e poi indirizzata sul bersaglio attraverso una speciale antenna, sotto forma di raggio dal ridotto spessore.
Più alta è la frequenza delle radiazioni e più precisamente è possibile indirizzare il fascio, allo scopo di colpire le parti più “sensibili” delle auto. Aver accesso a questi “talloni d’Achille” è cruciale, dal momento che le automobili di ultima generazione hanno molte parti in materiale plastico, perfetto isolante. I moderni computer sono poi già progettati per resistere all’energia elettromagnetica che arriva dal motore.

Nei test su 4 vetture, i ricercatori sono stati in grado di danneggiare il sistema elettrico a una distanza di 17 metri. Il dispositivo rivela quindi tutto il suo valore nel caso di inseguimenti, soprattutto nelle lunghe strade diritte del sud California dove – come spiegato dallo sceriffo Charles “Sid” Heal – “è facile che vadano avanti finché qualcuno non deve fare rifornimento”.

Tatonian è inoltre convinto che in un paio d’anni la strumentazione arriverà a pesare circa 25 chilogrammi (più o meno come un televisore al plasma) e che il suo fascio potrà essere puntato con successo anche su auto a una distanza di oltre 200 metri.

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