Ciao Antonio

Quelli della Pergolaia lo mettevano in conto. " Siamo pari? Aspetta a dirlo fra poco arriva il notaio". E il notaio, Antonio Polacci, sbucava silente dall'ultima curva insieme alla sua bicicletta. Il tempo di capire con chi giocare e poi si metteva su una fascia del campo, a distribuire palloni, battute, imprecazioni accennate. Era così, ogni domenica mattina. Da 30 anni a questa parte: prima sul campetto, spelacchiato del Raffaelli, poi, appunto, alla Pergolaia…

 

Nell'ultima decade il notaio quel campo lo viveva in modo transitorio: arrivava in ritardo, se ne andava in anticipo: un qualcosa metabolizzato nel tempo da tutti, quasi invocato, alla fine. In fondo era una delle mille tradizioni della Pergolaia, un mondo a parte, dove tutti possono venire a giocare, fino ad arrivare ad essere in 25 su un campo da 14. Anche se poi ci sono gli ' storici', i giocatori istituzione. Come Antonio Polacci, appunto. Negli ultimi mesi noi della Pergolaia, di Antonio, avevamo perso un pò traccia: al campo non si faceva vedere. Si era risposato, sembrava felice, ma poi la vita emette sentenze, dentro l'animo e allora diventa inutile, stare a scandagliare il fondale delle emozioni. Antonio se ne è andato due giorni fa: un gesto estremo. Voluto. Non ha lasciato un biglietto, un cenno,  un sospiro che motivasse la sua disperazione. Era una persona viva, nella sua  discontinuità, estremamente competente, ondivaga nel modo di approcciarsi agli altri: quando affettuoso e complice, quando ancora più ombroso e distaccato. Una persona generosa. Con un'ironia di fondo micidiale ed una tranquillità, apparente, che lo rendeva un'icona nella realtà globale fortemarmina. Si faceva volere bene, Antonio. Noi gli volevamo bene. Ciao, Notaio.

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