AL CRO DI PIETRASANTA“ 1980: UNA LUNGA ESTATE ITALIANA”

Il titolo è accattivante: “1980. Una lunga estate italiana” con il sottotitolo che recita: “La musica che ha cambiato il consumo della politica”. Si sta parlando dell’ultimo lavoro di Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa, che da diversi anni si occupa del rapporto tra musica e politica nella storia dell’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi. Il volume (edito da Pisa University Press, pagine 213) sarà presentato domenica 9 ottobre 2022, alle ore 18, al Cro di Porta a Lucca a Pietrasanta. Converserà con l’autore il giornalista Giuliano Rebechi.

Al centro della ricerca di Volpi c’è un anno spartiacque che segna il “prima” dei concerti della seconda metà degli anni Settanta, contestati e, spesso, interrotti con la violenza, il vuoto di ascolto dal vivo che quel periodo lasciò in Italia; e il “dopo” del decennio successivo con il ritorno dei grandi nomi e dei gruppi internazionali del rock, dei cantautori nostrani e dei concerti negli stadi. In mezzo, appunto, c’è il 1980, l’anno che vede la ripresa degli ingaggi degli artisti anche da parte dei partiti politici, dal Pci al Psi alla stessa Dc. Un ritorno della musica nei programmi delle feste di partito, sulle pagine della stampa di partito, nel dibattito – a sinistra in particolare – se aprire a tutti indistintamente (perché tanto “sono solo canzonette”) o se invece continuare a privilegiare l’aderenza delle proposte alla tradizione operaia e contadina piuttosto che alle nuove tendenze che arrivavano da oltre oceano. Ma è proprio con il “nuovo” che porta con sé il 1980 che, sottotraccia e soprattutto nei giovani, inizia a manifestarsi l’allentamento delle ideologie e la capacità di attrazione dei partiti. Una crisi che costringe la politica tradizionale – Pci in testa – a trovare altre sponde per arginare l’allontanamento dei giovani e catturare nuove adesioni alla politica. E la fruizione della musica, anche quella commerciale, avrebbe potuto sostituire (certo, almeno in parte!)  la funzione di collante dell’ideologia.

Volpi indaga un fenomeno complesso e solo apparentemente “leggero” o come si dice “di costume”. Lo fa attraverso un documentatissimo e appassionante viaggio nei “nuovi linguaggi” e nelle proposte musicali di allora: dal Rock al Reggae, dal Punk rock al Funk, con i concerti in città grandi e piccole di artisti come Bob Marley e Lou Reed o di gruppi come i Police e nostrani Stormy Six o dei cantautori e dei cantanti italiani più in auge in quel momento. Il tutto accompagnato da numerose citazioni di autorevoli critici musicali che scrivevano sulle pagine di quotidiani quali “l’Unità”, “l’Avanti!”, “Lotta Continua” e così via. Chiude il libro un excursus sulle principali kermesse canore: dal canonico Festival di Sanremo al Festivalbar a Un Disco per l’Estate e altre.

Scrive l’autore nelle pagine conclusive: “Dunque il 1980 ha rappresentato una sorta di spartiacque. Ha posto fine, infatti, ad una fase dove la politica dei partiti, soprattutto di quelli più grandi, ha pensato di poter dettare, nell’ambito di una più complessiva ‘strategia culturale’, ai propri militanti anche i canoni della musica da ascoltare. (…) Rispetto a questa tendenza, il 1980 ha aperto invece una stagione decisamente nuova. In tale fase la spinta commerciale e la diffusione dei nuovi fenomeni musicali hanno reso evidente che gli equilibri di forza erano cambiati; i partiti non avevano più la capacità di imporre modelli culturali né, tantomeno, forme di consumo musicale soprattutto ai giovani che rischiavano di perdere, prima di tutto sul versante elettorale, se non avessero provato a ‘riconquistarli’ facendo appello al divismo del rock e, ancor più, a quello dei cantautori”.

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Informazioni sull' Autore Luca Basile