Era straordinariamente attaccato alla vita Giuseppe ‘ Beppe ‘ Susini, scomparso il 9 ottobre scorso all’eta’ di 92 anni. Era un pietrasantino della piazza, uno dei primi autentici e veraci ristoratori di quella che poi nel divenire si è trasformata in cenatown. Il suo Marzocco e ancora prima il ristorante da Mario, erano il crocevia dei lavoratori del marmo, degli artigiani, di artisti come Botero e Gio’ Pomodoro: una nicchia culinaria dove si mangiava e beveva bene, dove si respirava la vita vera e dove il contatto umano prevaleva sul resto. Sull’effimero. Beppe Susini, sospeso nella sua ironia, nelle sue battute e nella sua generosità ne era l’anima. Si considerava, e a ragione, uno della famiglia del giornale Il Tirreno: per anni aveva distribuito gadgets, cappellini e girato con la propria auto con la scritta del giornale alle corse ciclistiche, ne rivendicava l’appartenenza e contribuiva alla sua pubblicità.
E’ stato uno dei primi pietrasantini con cui mi sono confrontato quando ho cominciato a fare cronaca nella Piccola Atene. “ Che si scrive domani in cronaca, ragazzo? “ mi chiedeva. “ Non ne ho idea, Beppe, sei tu il vero giornalista di Pietrasanta”. E lui sorrideva. Perché Beppe sorrideva sempre per poi segnalarti quel fatto, quella curiosità, una probabile notizia.
Sorrideva a quella vita che a 16 anni lo aveva trascinato in un campo di lavoro nazista in Germania: un’esperienza dolorosa che non amava – lui così ciarlero e dalla straordinaria empatia – condividere. Ma sempre quell’esperienza lo aveva portato, insieme alla moglie Renata e alla figlia Anna, ad amare ancora di più le istantanee di ogni giorno, le persone, la sua città. Un generoso, una persona perbene.
Ciao Beppe.
lucabasile