IL LUNGO VIAGGIO DELLA MORTE DEI CAVALLI

Questa foto è terribile. Ci sono dei cavalli stipati in aerei cargo: sono destinati al macello. Non servono più perché non corrono, non fanno il lavoro, non sono più capaci di procreare. Sono vecchi, sono stanchi. E allora gli allevatori, che vogliono monetizzare anche il loro ultimo sussulto di vita, li vendono. La tratta che va dal Canada al Giappone ogni anno vede viaggiare in questi cargo mortali oltre 13 mila esemplari.

“ Il Giappone, uno dei maggiori importatori di carne equina, solo nel 2016 avrebbe importato 6,5 milioni di cavalli. La carne di cavallo viene consumata per un piatto specifico, una specialità sushi chiamata Basashi per cui la carne deve essere consumata entro tre giorni. Per questo, lo scorso anno, è stata avviata una petizione su change.orge rilanciata in questi giorni per fare pressione e affinché il governo canadese intervenga e siano rispettate le norme sul trasporto e la macellazione degli equini” si legge sul portale ‘ amore a quattro zampe’.

Si, lo so: la violenza sugli animali è’ ogni giorno intorno a noi. E di quella violenza ci nutriamo. Non solo a tavola. Ognuno ha il diritto di mangiare quello che crede, ma di fronte a certe immagini, a prescindere, trovo disgustoso ignorare.
Voltandoci poi dall’altra parte. Perché allora provare orrore per questa foto e non per quella di un maiale gonfiato di antibiotici e recluso in una gabbia dove neanche riesce a muovere minimamente le proprie zampe o per un toro deriso, umiliato e ucciso durante una corrida? In realtà l’orrore è sempre lo stesso.

Ma di fronte alla rivoltante bassezza umana, al menefreghismo totale della percezione del dolore, della paura, del lamento, della supplica di uno sguardo di un altro essere, non ci sono che poche armi; una foto, parole scritte e gridate, petizioni. Talvolta servono a trarre in salvo un cavallo, un maiale, un vitello. Molto più spesso si rivelano inutili. Perché noi non abbiamo limiti. E se li conosciamo, li ignoriamo.
E allora organizziamo questi viaggi della morte. Per un ultimo guadagno su chi abbiamo torturato e sfruttato, per fare mangiare l’ennesima prelibatezza, perché ogni giorno è’ domenica e bisogna celebrare.
Perché soprattutto l’umano è spesso un vile. E i vili non possono neppure pensare di dare un dignitoso epilogo di vita ad un essere considerato più debole.
Si, a me questa foto fa male. Come tante altre. Posso solo scriverne. E non voltarmi dall’altra parte.

lucabasile

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