WILLIAM BLAKE, IL RIBELLE

di SUSANNA BENASSI 

Vedere il mondo in un granello di sabbia
E un paradiso in un fiore selvaggio,
Tenere nel palmo della mano l’infinito
E l’eternità in un’ora."  
"Gli auguri dell'Innocenza"( "Auguries of Innocence"). Questi versi di William Blake (Londra, 28 novembre 1757 – Londra, 12 agosto 1827), considerati tra i più belli della storia della poesia,non sembrano ben sposarsi con le immagini visionarie e inquietanti delle sua pitture, eppure sono il frutto della medesima mente, espressioni di quella capacità che Blake considerava la sola in grado di elevare l'anima: l'immaginazione. 
Poeta, incisore e pittore, da alcuni considerato folle, da altri geniale, non vide riconosciuto il valore della propria opera oggi, invece, considerata e apprezzata dalla critica. La sua personalità anticonformista improntata al misticismo contribuì a ispirare diffidenza e giudizi negativi nei suoi confronti e a creare divisione tra i critici. Sembra che fin da bambino avesse delle visioni che poi trasferiva sulla tela. Lui stesso disse :"L'immaginazione non è uno stato mentale: e' l'esistenza umana stessa"; "Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all'uomo come in effetti e', infinito". 
Si attribuisce a Blake l'introduzione del "moderno" concetto occidentale d'immaginazione che per la società dell' epoca era inconcepibile accettare, ossia,la percezione derivante dal superamento dei cinque sensi, la capacità di vedere al di la' del visibile.Blake era un ribelle, proclamava l'amore libero, la parità tra i sessi, l'autodeterminazione della donna. Si racconta che lui e la moglie vagassero spesso in giardino in costume adamitico,leggendo la Bibbia o il Paradiso Perduto di John Milton e le cronache parlano di un rapporto di coppia estremamente felice, affiatato e collaborativo. Uno spirito libero che considerava l'uomo parte integrante della natura, elemento di un tutto che non può essere regolato, limitato o ostacolato nel suo spontaneo manifestarsi.

Il misticismo di Blake deriva dal suo animo rivoluzionario e si concretizza in un proprio e personale pensiero filosofico secondo cui solo la gioia del corpo e della mente può innalzare l'anima e rendere l'uomo "degno". La Chiesa e lo Stato con i loro dogmi, invece, impedendogli di fruire dei piaceri della vita e costringendolo a soffocare i naturali desideri lo rendono un essere spiritualmente "morto", quindi, paradossalmente più vicino alla perdizione che non al divino.
"Reprimono il desiderio solo quelli che lo hanno tanto debole da poterlo reprimere." (W.
 B)

La "purificazione" blakeniana avviene attraverso una crescita interiore che si nutre d‘immaginazione. Il corpo e la mente resi placidi dalla soddisfazione dei propri bisogni predispongono all'innesco della creatività che genera la visione il cui apice e' raggiunto nell'Arte, intesa come "assoluto", come massima espressione dell'immaginazione e del trionfo di questa sulla razionalità. Una concezione che poco ha a che vedere con la religione,in senso "ortodosso", e che per certi aspetti richiama le filosofie orientali Buddiste e Taoiste; certamente profetica e anticipatrice del pensiero surrealista ridefinisce i concetti di Bene e di Male, ricolloca l'uomo in una posizione "terrena" il cui strumento principe e' l'autodeterminazione, ma gli dona il potere del "pensiero libero". L'essere umano e' il risultato di due metà distinte eppure collegate, l'una carnale, istintiva, primitiva (corpo), l'altra, immateriale, eterea, energia allo stato puro (mente-anima). Ognuna di esse deve soddisfare le proprie necessità distintamente per poi tornare a riunirsi in un punto sempre più alto. Una simile visione dell'esistenza non poteva che essere etichettata come "folle" in una società che pur risentendo dei venti rivoluzionari americani e francesi tentava con ogni sforzo di mantenere la sua identità conservatrice.Blake rimase fedele a se stesso fino alla fine delle sua esistenza. Attraverso le forme ambigue dei sui dipinti, mescolando simbolismi religiosi e mitologici costruì un proprio codice attraverso il quale comunicare le sue convinzioni. Ancora oggi le tesi interpretative si sprecano. Unici punti di accordo sono la modernità e la forza immaginativa presenti nelle sue rappresentazioni.
A proposito della follia, disse: "Se il matto persistesse nella sua follia, andrebbe incontro alla saggezza."
La razionalità e' limitativa perché e' "finita", impedisce di vedere ciò che deve essere visto e tenta di spiegare ciò che non può essere spiegato. Questa posizione e' ben evidente nel dipinto in cui ha ritratto Isaac Newton, la personificazione della Scienza.
Rappresentato con le sembianze di un "titano", un eroe, poiché Blake ammira in lui lo sforzo del ricercatore, di chi tenta di dare risposte, di soddisfare curiosità universali. Ma il contesto in cui lo posiziona ci dice altro. E' seduto su una roccia con la testa china verso il basso, impegnato nei propri calcoli e non invece ad osservare il cielo che è' li sopra di lui, ne' gli elementi naturali (la roccia,la "terra") che lo circondano. Non "guarda", ma tenta di risolvere il rebus attraverso i numeri, affidandosi unicamente alla propria razionalità, in uno sforzo titanico destinato a fallire perché l'unica chance concessa all'uomo di trovare risposte e' sbrigliare l'immaginazione! O forse… Poiché alcune risposte non possono essere trovate, questa almeno gli permette di formulare quella che più gli aggrada.

Newton, (incisione)  di William Blake (1795)  – Tate Gallery di Londra 

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